Il fatto che a Varese manchi uno skate-park può essere letto come un simbolo dell’indifferenza che molte amministrazioni mostrano al soggetto “adolescenti”, fascia dai 13 ai 18 anni. Molto si è già detto su queste figure impegnative che vivono in uno spazio difficile tra gioventù ed età adulta, maldestri e malfermi, bisognosi ma anche refrattari agli aiuti. Eppure gli adolescenti sono un soggetto chiave nella nostra collettività, sono il nostro futuro che prende forma nel farsi della loro coscienza in formazione, nella loro visione del mondo, nella loro capacità di decifrare il contesto in cui vivono e potervi intervenire con scelte adeguate. Ma pochi si occupano di loro e se lo fanno è solo quando hanno problemi. Perché allora non occuparsi di loro anche quando non rappresentano devianza, criminalità o semplicemente disturbo alla quiete borghese della città? Costruire uno skate-park in un luogo centrale, bello, importante significa dare loro importanza, vederli, riconoscerli e accettarli. In fondo si fanno parchi giochi per bambini e si convertono le scuole senza bambini in centri anziani. Ci vuole un po’ di coraggio certamente e forse bisogna pensare a questi soggetti come parte intima e fondamentale della nostra comunità, bene pubblico e non fermarsi al calcolo sul consenso. Non importa quanti voti si perdono spendendo soldi per loro, bisogna saper soppesare quanto la loro gratitudine aiuti il nostro stare insieme. E lo skate-park rappresenta solo un simbolo, a ben vedere, dal deserto attuale si possono fare moltissime cose per loro, ma per ora basterebbe un simbolo per significare che si è imboccata la strada giusta.