Ehi, esiste anche il calcio femminile
YAAAS ha incontrato Vittoria che ha raccontato cosa significa per una ragazza giocare a calcio, uno degli sport maggiormente considerati prettamente maschili.
Non è una novità il fatto che la figura femminile venga sminuita rispetto a quella maschile, sia nello sport che in altri ambiti. A tal proposito abbiamo ascoltato la testimonianza di Vittoria, una ragazza che gioca in una prima squadra nella provincia di Varese : “a Natale non abbiamo nemmeno ricevuto il panettone a differenza della prima squadra maschile. Più volte la società ha preferito assegnare il pullman, adibito alle trasferte, ai ragazzi che dovevano raggiungere una meta di minore distanza rispetto a noi. Per questo abbiamo dovuto spostarci con i nostri mezzi e senza nemmeno il rimborso spese”. Queste sono solo alcune delle piccole vicende che accadono attorno al mondo del calcio femminile.
“Sinceramente il problema di questa differenza penso dipenda molto dalla mentalità arcaica che affligge ancora l’Italia – prosegue- molte persone pensano che il calcio sia uno sport unicamente maschile e che la donna debba dedicarsi alla famiglia o ad altri hobby più “femminili”, al contrario di quello che accade per esempio in America, dove il calcio femminile è molto seguito e sostenuto da gran parte dei cittadini, nonostante le atlete percepiscano comunque uno stipendio inferiore rispetto ad un calciatore italiano”.
Un altro problema è che la maggior parte del profitto per le società sportive deriva dal numero di spettatori che seguono la squadra, per questo motivo il calcio femminile risulta difficilmente retribuito rispetto a quello maschile. Le prestazioni delle ragazze possono erroneamente sembrare inferiori rispetto a quelle degli uomini, proprio perchè la mentalità comune vede la fisicità delle donne meno atletica. Il pubblico appassionato di calcio dovrebbe guardare alle categorie maschili e femminili come due sport differenti senza smettere di gustarsi la grinta e la tecnica delle calciatrici.
Chissà quanto ancora l’Italia dovrà aspettare prima che lo sport femminile venga messo sullo stesso piano di quello maschile.
di Gaia Scarpino