La festa di ieri sera per la vittoria degli Azzurri nella semifinale dell’Europeo ha travolto le strade di tutta Italia, e anche Varese non è stata da meno.

Le polemiche sul perché il gioco del calcio sia così radicato nella storia e nella vita degli italiani sono sempre esistite. C’è chi vede la faccenda dal lato più negativo, ponendo in primo piano le critiche, che inevitabilmente vanno a toccare la sfera economica legata al gigantesco e prepotente mercato di questo gioco: “Girano troppi soldi, un vero furto, mentre l’Italia muore di fame”. Altri mantengono un profilo più basso, meno critico, domandandosi semplicemente come mai tra tutti gli sport che nel nostro Paese trovano tante vittorie e tanta gloria, il calcio riesca sempre a trascinare le altre discipline sotto la propria ombra.

Eppure, per quanto se ne possa parlare male, al di là dei colori della propria squadra del cuore, ieri sera l’Italia ha avuto la prova di quanto questo sport possieda il pregio di riuscire ad unire un Paese intero.

Dopo la fallimentare prestazione della Spagna ai rigori, i festeggiamenti sono esplosi ovunque: a Varese le persone si sono riversate nelle strade, sventolando bandiere, urlando a squarciagola la propria felicità, il proprio orgoglio per la Nazionale Italiana che in questo Europeo sta scalando – non senza fatica – la montagna delle competizioni, arrivando fino alla finale, che si giocherà domenica sera, contro chi tra Danimarca e Inghilterra, vincerà la competizione di stasera.

Macchine in coda per ore intere, a strombazzare senza sosta, la bandiera italiana presente ad ogni angolo, tantissimi giovani che hanno preso d’assalto le strade della città in un vortice inarrestabile di energia, urlando, cantando, giocando a pallone.

Una festa così non si vedeva da prima del covid.

Ecco, il covid. Senza dubbio per quando riempisse il cuore di gioia vedere la città così affiatata, una delle critiche in prima linea oggi è senz’altro la paura che gli assembramenti di ieri notte possano portare a nuovi contagi, nuovi ricoveri, una nuova ondata. La stessa critica mossa mesi fa anche ai tifosi interisti che in tutta Italia hanno festeggiato la vittoria dello scudetto conquistando le strade delle proprie città.

C’è da dire, però, che tra polemiche, critiche e tuttologi, gli italiani hanno resistito a lungo durante questa pandemia. Ancora oggi, seppur in zona bianca, sono ben pochi quelli che non usano la mascherina o che non mantengono il distanziamento sociale. Va da sé, che una gioia immensa come la vittoria della nostra Nazionale sia stata per tanti, soprattutto giovani, la valvola di sfogo dopo due anni di divieti e coercizioni che hanno condizionato la loro vita, lasciando poco spazio al divertimento come era concepito prima della crisi epidemiologica.

Ieri sera il calcio ha unito tutti, perché ha il potere di farlo e perché la voglia di uscire dalle proprie abitazioni e condividere la gioia della vittoria era troppo grande per chiunque. Il desiderio di vivere una serata di festa come se non fosse mai successo nulla, come se il covid non si fosse mai propagato a macchia d’olio nel nostro paese, non è stata una buona idea.

Ma era quello di cui tutti avevano bisogno, il trambusto che la città covava dentro da tempo, che agognava come fosse stata una fonte di acqua fresca al centro del deserto.

Adesso non resta che vedere cosa succederà domenica prossima, aspettando tutti insieme la finale dell’Europeo 2020.

7 Luglio 2021

di Francesca Marutti

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