Secondo appuntamento con Segnalibro, la rubrica che recensisce i libri scelti da voi!

Ginevra, Blu, Ginevra Blu. Due nomi, una persona.

Come ogni bambina sa, quel soprannome che le viene dato ha un’importanza, ha l’importanza di essere una chiamata d’affetto e sa anche che viene sostituito dal nome quando qualcosa non va.

Blu vive questo dualismo con sè stessa, ci inonda con i suoi pensieri che diventano anche nostri. Viviamo la storia nella sua mente, conoscendola in profondità tra quelle sensazioni che nemmeno lei riesce a dirigere.
Per cercare il suo equilibrio sono arrivati i gesti ripetuti, rituali necessari a non impazzire.

Ad un certo punto: una vita di uscita.
C’è una luce in fondo al tunnel che la chiama.
Una performance Art vista durante una gita scolastica, una chiamata verso la libertà espressiva, una luce che non riesce a lasciar spegnere.

Ginevra travolge, con la sua angoscia, con l’ansia di non essere  all’altezza, l’ansia di dover sempre essere buona anche se sente che dentro di lei quella parte buona non c’è.
Cerca con tutti i suoi mezzi di sentirsi essenziale per qualcuno. Di dover essere qualcosa di più di Ginevra, di Blu, di GinevraBlu.

Un flusso di coscienza, quasi, con flashback che si fanno spazio nella vita vissuta in quel momento.

Un romanzo ricco di spunti di riflessione, di momenti complicati, di adolescenza.

Giorgia Tribuiani, con questo libro, è riuscita a descrivere in maniera magistrale ciò che affligge molti, gli stati mentali non pienamente sereni. Disturbi che alcuni nemmeno sanno di avere e che se trascurati portano alla digregazione di sè stessi.

Intenso. Travolgente. Straziante. Denso e claustrofobico, ma non riesci a uscire da questo flusso.

 
 
18 Luglio 2021

di Nicole Tondelli

Articolo postato in Cultura | Evidenza