Da Gennaio ormai (tempo di iscrizioni alle scuole superiori per i ragazzi di terza media) scrittori, professori e giornalisti italiani discutono sulle cause che stanno portando sempre meno ragazzi a scegliere di frequentare un liceo classico, mentre preferiscono iscriversi a scuole tecniche e licei scientifici (meglio se senza lo studio del latino).

Anche a Varese il Liceo classico Cairoli risente di queste perdite di nuovi studenti, tra il numero delle nuove classi formate sempre minore e, invece, il Manzoni che fatica ad accontentare la richiesta, il classico ha ceduto alcune aule all’indirizzo dell’Economico Sociale.

Il malcontento degli studenti del Cairoli si respira a pieni polmoni in tutte le aule. Il problema non è il carico di studio elevato, prerogativa per un liceo classico, o la mancanza di impegno e voglia di faticare di cui spesso si accusano i giovani di oggi, ma  un sentimento di incomprensione avvertito dagli studenti per via di un metodo troppo rigido e sicuramente non al passo con i tempi.

Un questionario del collettivo, tra gli studenti del Liceo classico Manzoni di Milano di qualche mese fa, ha evidenziato forti disagi tra gli studenti. Alla prima domanda, ovvero «senti valorizzato il tuo impegno dai professori», solo il 22 per cento risponde «spesso». Il 59 per cento percepisce quest’anno un «clima opprimente e soffocante» e una «pressione psicologica che non è il normale nervosismo da pre-verifica». Il 71 per cento dà la colpa al ritmo scolastico e il 75 apprezzerebbe una didattica alternativa.

Opinioni apparentemente condivisibile anche dagli studenti del Cairoli dove sempre più spesso si verificano casi di ansia e stress tra gli studenti, ma anche disagi più profondi come lo stesso professor Salvatore Consolo, preside titolare del liceo, ammette: “la mia percezione è che le fragilità siano aumentate, in molti casi in modo preoccupante. I ragazzi fanno registrare un maggior numero di episodi di crisi di panico o di altri disagi, come il cutting (tagli e autolesionismo). Non ho statistiche precise, ma sono convinto che sia aumentata anche la frequenza  di disturbi alimentari”.

Il numero di ragazzi che si recano dalla psicologa scolastica per ricevere un valido sostegno è sempre maggiore e tra le cause aggravanti di questo disagio c’è sicuramente il sistema operativo della scuola che propone un modello scolastico che istruisce ma non educa.

La non curanza dei professori a seguito di forti disagi manifestati dagli studenti è dilagante, così come lo scarso interesse nei confronti delle singole individualità degli studenti. Manca l’ascolto e la comprensione; spesso lo spazio alla discussione su temi di attualità è inesistente, al quale si preferiscono ore di lezione condotte senza il vero coinvolgimento della classe. La modalità operativa è improntata sul solo accumulo di valutazioni senza una verifica effettiva delle competenze acquisite. Lo sconforto tra gli studenti è forte e spesso l’unica motivazione alla studio diventa il voto. La scuola così insegna ad agire per convenienza anziché per reale interesse e coinvolgimento.

Quello che sembra evidente è il totale disinteresse nei confronti degli studenti, la mancanza di confronto e considerazione se non il totale distacco relazionale tra i professori, l’istituzione scolastica e gli studenti.

Ilaria D.T.