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L'affidabilità degli indici di performance ambientale 2010

inserito il 14/2/2010 alle 15:00

L'Istituto per la Protezione e la Sicurezza del Cittadino (IPSC) del JRC ha fornito un contributo per la definizione dell'indice di performance ambientale 2010 (EPI) pubblicato dalle università Yale e Columbia al meeting annuale del Forum Economico Mondiale,  tenutosi a Davos dal 27 al 31 gennaio 2010.
Con le sue competenze in materia di indicatori compositi e analisi di sensitività, Il JRC-IPSC ha contribuito all'EPI, valutando le incertezze di questo e l'impatto delle scelte metodologiche effettuate durante lo sviluppo sulla classifica dei paesi.

Questa è la terza edizione dell' EPI che dal 2006, in collaborazione con JRC-IPSC, ha subito una revisione ogni due anni .
I risultati mostrano che per la maggior parte dei paesi (103 su 163), la classifica 2010 dell'EPI può essere considerata affidabile o altamente affidabile.
Tuttavia, la posizione EPI per i restanti 60 paesi (Brunei, Cipro, Giappone, Lussemburgo, Malta, Perù, Spagna, Regno Unito, USA , per esempio ), dipende fortemente dalle ipotesi metodologiche originali fatte durante lo sviluppo dell'indice e qualsiasi deduzione sulla classificazione di quei paesi dovrebbe essere formulata con grande cautela.
EPI classifica le "prestazioni ambientali" di 163 paesi attraverso 25 parametri aggregati in dieci categorie tra cui: salute ambientale, qualità dell'aria, gestione delle risorse idriche, biodiversità e habitat, foreste, pesca, agricoltura e cambiamento climatico.
I risultati del 2010 indicano che l'Islanda è all'avanguardia nella sfida per il controllo dell'inquinamento e la gestione delle risorse naturali. Le prestazioni dell'Islanda derivano dai punteggi più alti sulla salute pubblica ambientale, il controllo delle emissioni di gas a effetto serra e dal rimboschimento. Altri paesi con alte prestazioni sono Svizzera, Costa Rica, Svezia e Norvegia ognuno dei quali ha realizzato notevoli investimenti nelle infrastrutture ambientali,  nel controllo dell'inquinamento e le  cui politiche sono  indirizzate  alla sostenibilità a lungo termine. I paesi che occupano le ultime cinque posizioni sono Togo, Angola, Mauritania, Repubblica Centrafricana e Sierra Leone, paesi poveri che mancano di capacità politica e ambientale di base.

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