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Ecco il Vuvuzela Cocktail, fresco “insubrafricano” quasi sostenibile

inserito il 15/6/2010 alle 11:24

In onore dei mondiali proponiamo questo cocktail che lancia un gemellaggio transcontinentale tra la terra di Mandela e i giacimenti gastronomici insubri. La sua realizzazione è semplice, basta procurarsi una latta di autentiche pesche di Monate, possibilmente quelle bianche, una bottiglia del prezioso elisir al Borducan, orgoglio del nostro Sacro Monte, e una di Pongràcz Brut metodo Cap Classique, sorprendente eccellenza della valle di Devon vicino alla città storica di StellenBosch.

Si procede come per un classico Bellini, frullando quindi le pesche con qualche cubetto di ghiaccio. Per chi dispone di un frullatore Artisan KitchenAid si sceglierà inizialmente la posizione “tritaghiaccio”per poi passare alle velocità superiori. A questo punto la variante con l’aggiunta, a piacere, dello stesso sciroppo delle pesche e di un generoso sorso di Borducan, a dare morbidezza e un’intrigante nota di arancia. Si versa nei flute riempiendoli per un terzo e si completa con lo spumante ghiacciato. Il risultato è rinfrescante e intensamente profumato. E’anche poco alcolico, quindi adatto alla calura estiva, per mantenersi lucidi e godersi appieno le partite. Il “Km zero” di pesche e Borducan controbilancia le emissioni di CO2 del lungo viaggio del Pongràcz rendendo il Vuvuzela Cocktail…quasi sostenibile. Il nome Vuvuzela richiama la sensazione di stordimento – di piacere nel caso del cocktail, tanto è intenso e gradevole il suo profumo- provocato dalle micidiali trombette.

Parlando di impatto ambientale, alcuni scienziati hanno calcolato che l’intero evento “mondiali” produrrà 2.8 milioni di tonnellate di CO2, l’equivalente di un miliardo di cheeseburger, tra i viaggi delle delegazioni e dei tifosi, gli alberghi, le trasferte e quant’altro. Se però si suddividono queste emissioni per ognuno dei 93 milioni stimati di telespettatori che, senza muoversi da casa, guarderanno le partite sul proprio televisore, si arriva ad un più accettabile conto individuale di 230g di CO2 per ciascuna delle 64 partite, l’equivalente di un paio di cappuccini. A questo punto occorre smaltire il famoso milione di cheeseburger: niente di meglio di una sana pedalata, pensiamo noi.

Ma quanto CO2 produce un miglio percorso in bicicletta? Sempre gli stessi scienziati hanno calcolato anche questo, e il risultato è sorprendente poiché può variare enormemente a seconda di cosa ha fornito al ciclista l’energia per pedalare. Se l’energia necessaria, in media 50 calorie, è stata acquisita ingurgitando i famigerati cheeseburger il conto è di 260g di CO2, mentre se l’emulo di Basso si è rifocillato a banane si scende a 65g! Certo le banane crescono dall’altra parte del pianeta, ma la loro coltivazione ha un impatto minimo sull’ambiente, non necessitano di packaging – hanno già il loro naturale in dotazione – ed il loro trasporto avviene a mezzo nave, uno dei più ecologici. All’altro estremo gli ortaggi fuori stagione trasportati per via aerea, che fanno salire il conto carbonio a ben 2.8 kg! Più inquinante di un mega SUV sulla stessa distanza! Meglio stare stravaccati sul divano a mangiar banane, magari sorseggiando un fresco Vuvuzela Cocktail. E già che ci siamo potremmo chiedere al cargo di banane di dare un passaggio al nostro spumante sudafricano, tanto per abbassare i livelli di quel vigliacco di CO2. Buona degustazione, e forza Italia!!

Categoria: Mobilità, Energia
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