Il progetto “Non solo accoglienza” nasce dalla volontà di Vol.Gi.Ter (Associazione Volontariato Giustizia Territorio), Enaip, Exodus e Intrecci. L’obiettivo è quello di dare risposta alla domanda di inclusione sociale dei cittadini detenuti ed ex-detenuti sul territorio del-la provincia di Varese.
Le aree di intervento riguardano i temi dell’abitare, della formazione, del lavoro, del sostegno alle reti primarie e sono sviluppati in un’ottica di integrazione delle risposte, della continuità della cura riabilitativa e dello sviluppo culturale della comunità locale. Il progetto sarà sostenuto da una spesa complessiva di 628.841 euro ed ha ottenuto un finanziamento della Fondazione Cariplo pari a 320.000 euro.
Il pensiero che ha guidato i progettisti è stato quello di contrastare la frammentarietà degli interventi che spesso sono messi in campo in ambito sociale quando le situazioni da affrontare risultano particolarmente complesse. Per agire questa forma di progettazione partecipata, i promotori dell’iniziativa hanno coinvolto in più riprese nella fase di analisi del bisogno tutti i soggetti che a vario titolo si occupano della popolazione-target: sono stati ascoltati i pareri e le richieste delle Case Circondariali di Varese e Busto Arsizio, dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Como e Varese, dei Servizi Sociali dei Comuni di Varese e Busto Arsizio e il Dipartimento Dipendenze dell’ASL di Varese.
La consapevolezza maturata negli anni da parte di ciascuna organizzazione coinvolta, unitamente alle precedenti esperienze di partnership realizzate in altre situazioni simili, ha confermato a ciascun ente l’importanza di promuovere interventi congiunti, ancor più per un target di utenza particolarmente vulnerabile e stigmatizzato come quello considerato dal presente intervento. La possibilità di agire insieme in modo consapevole rende il gruppo di progetto in grado di rispon-dere ai bisogni degli utenti in modo integrato e in una logica di implementazione di efficaci in-terventi di rete.
L’attenzione metodologica che si intende praticare mira a non ingabbiare le persone fragili in progetti predefiniti, ma di proporre percorsi individualizzati, flessibili e negoziati, condivisi con il sistema dei servizi territoriali.
Nello specifico le azioni progettuali prendono avvio dall’interno degli Istituti attraverso un’attività di prima conoscenza e di presa in carico coordinata dall’Area Trattamentale per poi svilupparsi all’esterno mediante un percorso individualizzato condiviso con la rete dei servizi locali.
Per quanto riguarda la sensibilizzazione della comunità locale, si prevede di affrontare la tematica della riabilitazione delle persone in esecuzione penale partendo dal concetto di “sicurezza collettiva”, promuovendo interventi pubblici che favoriscano l’interpretazione degli interventi di reintegrazione sociale come occasioni reali di protezione dei propri affetti e dei propri beni.
Le specifiche competenze di ciascun partner e la consolidata esperienza maturata negli anni hanno permesso agli enti di conoscere i bisogni reali della popolazione target, le differenti culture organizzative degli operatori che intervengono nel sistema dei servizi e il contesto sociale nel quale spesso prende forma un pensiero collettivo stigmatizzante.
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