“Avete presente Lady Gaga? Ecco, non c’entra nulla“. Inizia così il racconto di un’avventura musicale durata alcuni mesi nel carcere di Busto Arsizio. A raccontarla è Max Dealoe, titolare del Centro Espressione Musicale di Gallarate, agenzia a cui la Casa Circondariale si è appoggiata per organizzare il concerto del 31 maggio scorso. Max, che non ha condotto in prima persona il laboratorio affidato invece a Romeo Pigni, sul suo blog racconta le emozioni provate il giorno del concerto.
Prendiamo a prestito quindi le sue parole per rendervi partecipi della “magica” atmosfera che la musica ha saputo creare in un luogo che troppi credono “privo di vita”.
“Ci sono sorrisi, pacche sulle spalle e gli in bocca al lupo. Il concerto tra poco sta per iniziare e mi presentano il sassofonista, certamente di Napoli. E’ in ansia, aspetta la moglie e i tre figli che gli hanno promesso di arrivare ma non ci sono ancora. Un lungo viaggio, molte spese per vedere un padre, un marito che dopo trent’anni ha riscoperto il sax contralto tra le mura di un carcere. Pochi minuti prima dell’inizio quella famiglia spunta dal fondo del cortile. E’ dura la puntualità quando hai dieci ore di treno sulle spalle e arrivati alla stazione di Busto Arsizio devi anche scoprire se esiste un autobus che ti porta fino al carcere che sta dall’altra parte della città (ma esiste un autobus per questa gente?). E dove andranno a dormire usciti di lì? L’abbraccio che ne segue a due metri da me mi lacera. Da quanti mesi non si vedranno? Da quanto non si stringeranno in quel modo? Solo qualche secondo per affondare la faccia tra il collo e la spalla di un padre, sentirne l’odore, farsi inondare da quell’odore così rassicurante. Lo è sempre l’odore di un genitore per un figlio”.
Anche la musica, quindi, come percorso di rieducazione e reinserimento. Un altro tassello in un puzzle complesso e delicato che ben si affianca alle azioni che portiamo avanti con il progetto Non solo accoglienza.