Qui topo di campagna

L’aria è tiepida stasera, qui sul lago Maggiore. Domani Milano sembrerà diversa, più umana. Per via del Venerdì Santo, la città sarà un po’ meno stretta nella morsa di uno sciame di pendolari, ma io sarò là, come quasi sempre, ai bordi di una metropoli che si allarga e ingloba tutto quel trova sul suo territorio, spazzando via valori e fagocitando degrado. Eppure, brulica di vita quella periferia, è una forza della natura, spesso crudele, a volte addirittura contro natura. Non un reporter d’assalto, ma un modesto pendolare/cronista proverà a confrontarsi ogni giorno con un mondo a metà strada tra romanzo e realtà, raccontato e vissuto da personaggi veri. Imparerete a conoscere Nebbia il clochard filosofo, Chantal la gattona, Ugo il calciatore cuoco, Tano il becchino e tante altre anime di una città spietata. Ecco a voi, le mie favole in chiave giornalistica, cronache di uomini e donne, volti di un mondo distante dagli scoop da prima pagina, più vicino alle saghe di quartiere. Con la voglia di ricacciare i blog nel limbo, tra realtà e fiction, il posto giusto per un semplice strumento che viene spesso sbandierato come nuova via dell’informazione, peraltro mai verificata. Che il blog riabbracci la fantasia, ma che faccia riflettere sulla realtà quotidiana.
In questo caso, ecco a voi la vita e i pensieri di un pendolare tra i pendolari che si confronta con un mondo a metà strada tra Milano e l’hinterland, nelle stazioni malfamate, respirando quel che finisce ai margini, lontano dai portici del centro. Lontano da qui, tra i caffè alla moda si sfogliano i quotidiani nobili e si parla di cultura, di una nuova cultura per Milano, ma qui, tra il Cimitero maggiore e l’inceneritore di Pero, i bimbi rom si vendono a finti intellettuali per pochi euro. Quale cultura, dunque, per una giungla che sputa ai margini, ai suoi confini, la sua anima più ipocrita? Qui nasconde ciò che non vorrebbe vedere, ma che un sorcio di provincia, mascherato da cronista, vi vorrà comunque mostrare.