… il podista del metrò

Sì sono io il podista e al primo che prova a ridere gli rifilo l’anatema del pendolare… “che ti possa schiacciare le dita sotto il finestrino della carrozza del treno…” (cose che capitano, del resto)

ieri è andata che il treno l’ho perso…. altro che portoghese.
Sono stato bloccato dai meccanismi perversi di una stazione del metrò di periferia…. la famigerata fermata di Pero: stazione che pare sia stata costruita direttamente negli inferi. Forse Dante pensava a questo luogo quando scrisse il ventesimo canto: stazione di Pero, quarta bolgia, quello degli indovini e dei maghi, costretti a camminare con la testa rivolta all’indietro…
Una scala eterna, lunghissima e ripida come il Mortirolo, tanto caro ai ciclisti. Una stazione che piacerebbe a Belzebù, dunque, che si prende beffe di noi dannati, non appena possibile. Come? Con una scala mobile SEMPRE GUASTA nei momenti difficili.
Un pendolare con i minuti contati e con un biglietto da acquistare, a Pero è la vittima prediletta di Belzebù: prima discesa agli inferi a una velocità vertiginosa, con rischi di cadute, per scoprire che le uniche due biglietterie, entrambe automatiche, sono guaste.
L’omino di frontiera, il controllore atm all’ingresso dei tornelli, indica il cielo: dice di tornare in superficie e servirsi della biglietteria automatica all’altro ingresso della stazione. Risalita in apnea e scatta la seconda imprecazione, dopo aver constatato che anche la terza biglietteria automatica non funziona.
Nuova discesa a tutta velocità, inzuppato di sudore, e nuovo indizio del controllore che, applicando un rigido regolamento etico sportivo, non concede aiuti “pena la squalifica”… sma i limita a indicare con il dito ancora il cielo. I biglietti si acquistano al bar vicino alla banca che sta vicino alla chiesa…. Risalita, ormai con un polmone compromesso, la lingua felpata, il volto paonazzo e il ritmo che cala inesorabilmente, rabbia che cresce e morale che scende: ma al bar, gli ultimi biglietti li hanno venduti nel 2000 in occasione dell’Anno Santo.
Come un pugile suonato, ecco la nuova discesa a saltoni, tra uno scalino malvisto e un altro mal saltato. Ma ormai è una questione di sopravvivenza: o si dorme qui o in qualche modo si torna a casa. Una vecchia pubblicità di un olio da tavola mi aveva suggerito la tecnica… l’olio per sentirsi in forma e si salta la staccionata… ai tornelli della stazione. Un gesto di una plasticità sorprendente, degno di un atleta di qualità superiore, atterraggio da 9,95 al corpo libero e ripartenza verso la stazione dei treni. Da portoghese e sovversivo…. «Ma che fa?», urla l’omino atm. Mi volto appena, mi guarda e, impietosito dalla mia maschera di sudore, capisce tutto e mi concede la grazia: «Vada, vada, il biglietto lo farà alla prossima stazione».

Risultato? Un tot di treni persi e rientro a casa a tarda sera… L’intoppo del metrò ha condizionato tutto il resto e sono finito parcheggiato sulle banchine di più stazioni, accumulando ritardi e coincidenze mancate. Ma almeno ho potuto riscattare la mia condizione di clandestino e in una modesta stazione di provincia, mi è stato possibile acquistare almeno il biglietto del treno…dopo una salutare serata di jogging, l’uomo onesto sopravvive sempre.

Finisce qui una cronaca degli affari miei, in un giorno di ordinaria depressione… tipico di ogni pendolare, immagino.

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