Potrà mai un topo rinunciare alla carta?

Il solito Varese, fermata in tutte le stazioni. Superaffollato e quasi asfissiato dalla calca e dall’odore. Seconda carrozza, là in fondo compare il primo I-pad mai visto su questo treno. Un tizio giacca e cravatta lo sfodera con finta indifferenza e comincia a strofinarlo con il dito: gira le pagine, così come Aladino chiamava il genio della lampada.
Attorno a lui si forma un capannello di curiosi: un vecchietto che fissa giacca, cravatta e accessori come folgorato davanti a un extraterrestre, uno studente allunga l’occhio come se dovesse copiare i compiti d’inglese, una signora si sporge alle sue spalle, con generosa veduta sul davanti. Intanto, a metà carrozza un ragazzotto sui vent’anni si esibisce con I-pod ultima generazione, mentre di fronte ha una casalinga che, celando ogni impaccio, prova a messaggiare sms come una ragazzina. Una carrozza strapiena di viaggiatori, tutti accessoriati con tecnologie più o meno avanzate per la comunicazione. E nel mezzo ci sono io, il topo, che fa il guardone e pensa.
Proprio oggi leggevo su un sito internet che un signore americano, un Nostradamus del mondo virtuale, ha previsto che nel 2027 i giornali di carta spariranno dall’Italia. Ieri, invece, mi deprimevo sui dati in calo della produzione narrativa cartacea: solo gli e-book salveranno la letteratura, dicono gli esperti.
Potrà mai un roditore ripudiare la carta a favore del silicio? Mai. Anche a costo di fare la fine di Firmino, il topo inventato da Sam Savage e finito depresso in una libreria di Boston.
Ma perché mi ritrovo nel girone dei retrogradi? Fatemi capire. Sbaglio a ostinarmi nel difendere la mia libertà? Vale più la mia libertà obsoleta, o quella imposta dai nuovi modelli? Finire inesorabilmente e inevitabilmente nel gorgo di un fenomeno commerciale planetario, come la corsa al virtuale, è sinonimo di libertà e progresso?
Una cultura virtuale, ovvero, quella che non si tocca, che esiste solo in un chip è libera? E soprattutto è duratura, oppure destinata all’oblìo? Sono grato ad Alessandro Manzoni perché ha messo su carta la sua opera e l’ha fatta arrivare fino a me. Carlo Emilio Gadda aveva la certezza che il suo inchiostro sarebbe sopravissuto alle generazioni ed è stato un grande dono per tutti noi. Io, invece, non ho la certezza, per esempio, che queste poche e pessime righe potranno mai essere lette dai miei pronipoti: basterebbe un clic da una parte qualsiasi del pianeta per farle sparire. Ma, allora, spiegatemi tutta questa libertà della nuova tecnologia, dove risiede? In poche mani, in un potenziale clic.
Torniamo al vagone strapieno, con un roditore nel mezzo che ha la sensazione di essere considerato una pecora: almeno da qualcuno. Dieci anni fa, da sfigato, ho ceduto alle esigenze dei tempi e ho accettato che un superfluo telefonino diventasse strumento indispensabile: per comunicare di più, ma non meglio di prima.
Ora, invece, l’I-pad incombe sul futuro della informazione, preceduto dall’I-pod: la cultura implode, la parola cambia il proprio strumento e diventa schiava di una batteria, del silicio, di una ricarica, di un software. Il mondo avrà ancora tempo e voglia di leggere più di quindici righe per volta, ovvero l’intervallo ideale per un post di qualsiasi blog? Ke kavolo c frega, mi messaggerete… ma, di questo problema, direi vitale, nessuno ne parla.

7 pensieri su “Potrà mai un topo rinunciare alla carta?

  1. Potrei essere anch’io quel tipo che con indifferenza ha tirato fuori l’ipad ( per lavoro vesto in giacca e cravatta e a volte, ieri ad esempio, prendo il treno).
    La libertà risiede nella scelta. Sto leggendo quello che scrivi e la sto commentando con iPad. Con lo stesso strumento ieri in treno ho ” sfogliato” due quotidiani comprati on line e ho letto la nuova app di tuttolibri. Tra bovisa e Milano cadorna ho letto le mail.al ritorno ho letto l’ultimo libro della Murra, sempre sull’ipad. Che dire, trovo questo comodo. A casa ho una biblioteca ricca e stasera prima di addormentarmi leggero’ il mio libro sul comodino,cartaceo. Entro in libreria almeno una volta alla settimana e amo ancora annusare le pagine di un libro e li scelgo ancora in base all’edizione. La tecnologia aggiunge, non sostituisce, non uccide. Il topo non deve aver paura di essere pecora ma non deve neanche aver paura del nuovo. Saluti ( naturalmente questo messaggio avrà una valenza di poche ore, come i brevi blog. Ed e’ giusto così )

  2. Il topo non teme la tecnologia, anzi l’ammira, ma teme l’uomo che la utilizza. L’editoria è in crisi, ma cerca la soluzione soltanto nello strumento, non si preoccupa della povertà dei contenuti. E spesso, questo contenuto lo riduce a concetti elementari, per non dire banali, espressi con un linguaggio sempre meno articolato.
    La tecnologia mi permette di comunicare con te grazie al pc e a internet, ma sono terrorizzato quando gli strumenti diventano esclusivi e vengono accettati e subiti senza senso critico. Fino al paradosso: oggi, sul quotidiano La Repubblica, leggo, “Per sconfiggere la crisi, le biblioteche scelgono l’e-book”. Ok, dal punto di vista economico, i vantaggi sono evidenti. Ma c’è un punto che non trova risposta: io, in biblioteca, ho la fortuna di toccare con mano e leggermi anche testi di trecento anni fa. I libri sono memoria. La cultura virtuale, invece, ha una memoria limitata, facilmente manipolabile e totalmente dipendente dalla tecnologia, da una fonte energetica e da una lobby economica.

  3. Caro Lorenzo, siamo coetanei e non riesco a capire chi come te sembra essere afflitto costantemente da un sentimento nostalgico nei confronti delle tecnologie del passato. Eppure tieni un blog, hai il telefonino e vista la tua professione sei, anche tu, email e internet dipendente. Concordo con Giammarco quando dice che la tecnologia aggiunge e non sottrae, ma bisogna avere la voglia e la pazienza per imparare ad utilizzarla in base alle proprie necessità. Citi Manzoni, ma ai suoi tempi nulla era più tecnologico della tipografia per la diffusione di massa delle opere letterarie.
    Un Saluto,
    RS

  4. iPad? Utile per ridurre l’enorme spreco di carta stampata nella nostra societa’. Utile per riservare alla carta il ruolo piu’ “nobile” di libro da tenere ed apprezzare o rivista da collezionare. Sono favorevole a questa nuova tecnologia, in quanto ci consente di risparmiare su di una risorsa naturale preziosa e decisamente inquinante nella sua produzione (la lignina, scarto della produzione cartacea e’ un inquinante). OK, anche la componentistica di un iPad ha un potenziale inquinante, ma pensiamo anche alle foreste che ogni anno scopmaiono solo per stampare giornali, riviste, opuscoli, libri di largo consumo, ecc.
    Certo, la carta stampata non scomparita’ mai, ma perlomeno riserviamola al meglio!

  5. Cerchiamo di non avere paura della tecnologia ma, allo stesso tempo, conserviamo il valore profondo della parola scritta e stampata. Non avrei mai potuto passare il testimone della lettura alle mie figlie, senza una libreria ricolma di volumi da sfogliare pagina dopo pagina. Cogliamo ciò che di comodo e di vantaggioso la tecnologia ci offre ma salviamo l’eredità della nostra cultura, salviamo la meraviglia delle biblioteche e il fascino del libro: esso continuerà ad essere uno dei migliori amici dell’uomo.
    Daniele

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