Le invidio la freschezza, quella che ti fa cogliere spunti narrativi e persino poetici del viaggiare in treno. Ma io “topo di campagna” non viaggio come lei, nella dolce pianura emiliana: la “mia” Milano-Domodossola logora le menti più illuminate, il viaggiare in treno è un’esperienza letteraria solo in certi momenti.
Katia Pendolante modenese, invece, condivide in modo più costante la sua sensibilità su un blog che è davvero una terapia per pendolari stressati. Un’altra Italia, forse, che la rete web rende così vicina anche ai topi di campagna che da e per Milano.
Un’idea diventata realtà da pochi mesi…
«Da sette anni, per lavoro, percorro una breve tratta tra le province emiliane: casa/lavoro in un’ora sola e sul treno non ci salgo mica subito, prima c’è l’automobile, poi, una volta scesa, divento ciclista, sperimentando così diversi mezzi di trasporto. Ho iniziato a scrivere il mio blog da pochi mesi perché ero stanca di prendere appunti su biglietti volanti, liste della spesa, taccuini, rubriche e quant’altro. E di appunti ce n’è sempre da prendere perché la gente m’interessa e, ad osservarla, si possono cogliere segni di originalità degni di nota, o scoprire una serena e tranquillizzante normalità, o un’inquietante ed allarmante banalità. E c’è da dire che noi pendolari, come oggetto di studio, offriamo il vantaggio di restare fermi nello stesso posto abbastanza a lungo per essere osservati».
C’è anche un retroscena tenero, nel blog di Katia…
«Le vicende di pendolari, poi, si trasformano nelle avventure di una viaggiatrice per la mia bambina di 5 anni che, a gran voce, quando torno a casa, mi chiede di quella volta che le porte del treno mi si sono chiuse sul naso, o quando il controllore mi ha risparmiato la multa sull’abbonamento scaduto… ammetto che qualche volta, per lei, invento».
Viaggiare in treno, osservare, riflettere e condividere. Katiasi è trasformata in blogger, anche a scapito di un’altra sua passione, la lettura in treno:
«L’appuntamento col blog ha trasformato un hobby in un impegno, così l’attività di osservatrice va a scapito di quella di lettrice, anche se di libri, in treno, ne ho letti molti. Potrei dire che il miglior libro da treno è quello che pesa poco, o che non produce sonore risate o copiose lacrime, ma fuori di battuta, se ne devo indicarne uno solo, mi sono entusiasmata per e con il protagonista tredicenne di Ci sono bambini a zigzag di David Grossman, che del treno fa un luogo d’incontro di personaggi meravigliosi e del viaggio una metafora di scoperta».
Dai miei “deliri umoristici”, dal mio viaggiare, osservare e scrivere in treno, è nato Dove finisce Milano, una raccolta di racconti che sono semplici bozzetti, caricature, esperimenti narrativi, messi su carta per valutarne l’effetto sul pubblico. Katia, con la sua penna fresca e, a volte, anche tenera, non è tentata da un libro?
«Ammetto di aver pensato a una raccolta dei miei post su Pendolante, magari da ciclostilare in cantina, ma ho scoperto diverse iniziative editoriali di altri che mi hanno preceduto. Ho iniziato a leggerle (e le proporrò) col timore di essere influenzata, ma ho scoperto che se gli episodi possono essere simili, è lo sguardo di chi scrive che è diverso. Così, non mi scoraggio e continuo a postare ciò che vedo. In futuro si vedrà».
Katia osserva, riflette, scrive: e la sera tutto diventerà una fiaba per la sua piccola. Mi piace immaginarmi quel momento dolce, quando i treni entrano in mondi dove tutto è possibile, perché il viaggio è sempre un’avventura che andrebbe raccontata.
Mi raccomando seguite il suo blog:
Lo ammetto: conosco la nostra Pendolante da un po’ di tempo ma sono anche una persona che non fa complimenti gratuiti o solo per conoscenza. Amo anche io suoi occhi disincantati e la sua penna leggera che, spesso, ci regala la poesia del treno. E, malgrado dalle sue pagine non venga fuori solo quello, (perché tante volte si ride e si “pensa”), complimenti a Lorenzo per aver colto questo “pezzo” della sua passione. Un ultima cosa: credo davvero che quel libro lo dovrebbe scrivere.
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che dire ……si potrebbe pensare di cominciare una vita da “pendolare” , sembra tutto così romantico e poetico …. quasi quasi la invidio perchè in fondo questa ora di treno è forse l’unica nella quale si è veramente soli e liberi di pensare,riflettere, osservare …. è una bel modo per rivelarsi agli altri e contribuire alla conoscenza …..
ma direi che forse la sensibilità della “pendolante” sia unica e riservata ….. e poi che bello riuscire a trovare il modo di esprimere il proprio “sentito” senza scadere nella banalità … complimenti per il blog e per questo articolo sensibile e leggero.
La tua bella intervista rende davvero merito alla nostra Pendolante e per noi, che siamo suoi fan e non ci perdiamo un suo post, è ormai diventato un appuntamento irrinunciabile leggere anche il tuo interessante e divertente blog, caro “topo” 🙂