Il problema è la memoria. Come il pil, assurdo concetto di ricchezza infinita, anche il mondo virtuale non ha ancora risolto e non è in grado di risolvere il problema della memoria: memoria reale, concreta e non virtuale (concretamente elminabile con un semplice click o con un black out). Una memoria che non si tocca con mano si tramanda come le vendite allo scoperto alla borsa di New York.
«Quel che mi sta a cuore in questo momento è una cosa più concreta: la biblioteca. Questa parola dà al premio che avete la bontà di accordarmi una strana nota nostalgica, perché il nostro tempo comincia a mettere i libri in pericolo. È a causa di questa angoscia che, da molti anni ormai, aggiungo a tutti i miei contratti, in qualsiasi Paese del mondo, una clausola in base alla quale i miei romanzi non possono essere pubblicati che sotto la forma tradizionale del libro. Affinché li si possa leggere solo su carta, non su uno schermo». Chi lo dice è un certo Milan Kundera, uno scrittore francese di origine cecoslovacca: uno che non ha bisogno di tane e blog per farsi ascoltare, come topo di campagna. È uno che può permettersi di scrivere e parlare al mondo intero e farsi ascoltare. Milan Kundera parla e i suoi concetti sono riportati da un giornalista del Corriere, che tuttavia, non resta imparziale, ma si sente in dovere di prendere posizione in favore della civiltà e del progresso (ce n’era bisogno? Boh). Io, umile topo, sta con Kundera: lo appoggio e lo difendo. Con questo, non significa che io sia retrogrado e contro gli e-book, ma rivendico il diritto di chiunque di difendere la propria memoria e la propria opera. Che, finché sarà messa a rischio solo da noi roditori, al massimo finirà rosicchiata su qualche scaffale.
L’articolo del Corriere della sera:
http://www.corriere.it/cultura/12_luglio_24/montefiori-no-kundera-libro-elettronico_34dab056-d577-11e1-8344-73c80d6dcb3d.shtml
Credo fortemente che il libro a stampa si un oggetto irrinunciabile. Non per nulla quella della stampa è la tecnologia più antica del mondo. Lo credo però per me sola e non ho fatto esperienza di altre forme se non in modo casuale. La scrittura, quella sì è irrinunciabile, perchè una storia letta (su carta o meno) è diversa da una storia vista o anche solo ascoltata. In questo senso anche io sto con Kundera
Basta leggere ”L’ignoranza” di Kundera e capire quanto sia importante ma allo stesso tempo fallace la memoria e variabili i nostri ricordi. Anch’io io sono d’accordo con la sua rivendicazione del libro stampato su carta.