Giustizia, vendetta… E poi?

Non vogliamo stare nè nel coro, nè fuori dal coro: questa situazione ci rende solo pensosi, se non preoccupati.

L’eliminazione del primo protagonista del terrorismo ci interpella come cittadini del mondo, prima che come italiani o occidentali. La soluzione adottata di mettere fine alle ricerche dell’imputato Bin Laden certamente risolve questioni politiche all’amministrazione di Obama negli Stati Uniti.

Ma non è la soluzione adeguata ai nostri giorni.

“Tu non uccidere”: questo è l’atteggiamento preliminare di chiunque creda che l’obiettivo di ogni cittadino del mondo sia cercare la pace nella giustizia e cioè considerare gli altri esseri umani non come avversari, ma come partner di un progetto che ci trova tutti impegnati in una convivenza, se non conviviale, almeno rispettosa.

Se noi fossimo più attenti alle vicende degli Stati, specialmente africani e asiatici, ci troveremmo spettatori impotenti di destini ancora troppo condizionati da biechi poteri economici interni o esteri. Il focalizzare l’attenzione su un solo personaggio considerandolo l’unico artefice dei pericoli mondiali, ci rende tutti più vulnerabili.

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