Il Delta del Po, un pezzo di terra, ma soprattutto d’acqua, in cui il tempo sembra essersi fermato. Diviso tra la Romagna e il Veneto, tra le bellezze di Ravenna, Ferrara e Chioggia, il parco è nato nel 1991e l’Unesco l’ha inserito tra i patrimoni dell’umanità.
“Le diramazioni deltizie del fiume Po, – come si legge sulla ormai imperante enciclopedia Wikipedia, – attualmente attive e che nel loro complesso costituiscono il delta sono, da nord a sud: il Po di Maistra, il Po di Venezia – Po della Pila che sbocca in mare attraverso tre distinte bocche (Busa di Tramontana, Busa Dritta e Busa di Scirocco), il Po delle Tolle (con le diramazioni di Busa Bastimento e Bocca del Po delle Tolle), Po di Gnocca o della Donzella (anch’esso con una biforcazione terminale) e Po di Goro”.
Proprio a Goro partecipo a una sorta di rito sacro. Tutti i giorni alle 16, al mercato ittico del paese, c’è l’asta con cui commercianti e ristoratori si aggiudicano la merce. Oggi è un giorno di magra perché fino alla fine del mese la pesca è chiusa. Così sono pochi quelli che contrattano e alla fine gli scambi arrivano a un valore di poche centinaia di euro. Ci sono solo “pannocchie”, crostacei di basso valore, che hanno il loro momento di gloria arrivando ad essere pagate 13-14 euro al chilo quando la loro quotazione è più o meno la metà.
Qui si pratica “l’asta ad orecchio”. Il commerciante offre una cifra per la mercanzia, ma non lo fa a voce alta. Si rivolge al responsabile e dice in un orecchio quanto sarebbe disposto a pagare. Il miglior offerente si aggiudica le cassette di pesce. Un’operazione antica che conserva intatto il suo fascino.
Pierpaolo Piva fa il direttore del mercato ittico di Goro dal 1998. È assunto direttamente dal consorzio pescatori. Qui sono attive 34 cooperative che svolgono soprattutto attività di mollusco coltura. «Nel 2009 nella sacca di Goro abbiamo prodotto 10mila tonnellate di vongole. È il 25% del mercato, di meglio fanno solo a Scardovari e a Chioggia. Nel porto abbiamo circa cinquanta barche e si pesca anche altro, ma l’attività prevalente resta questa». Una terra che sa di antico, «rimasta tagliata fuori da ogni transito, tanto che le strade principali come la Romea, cinquant’anni fa non erano nemmeno asfaltate. Ora si cerca di sviluppare anche un po’ di turismo, ma è la pesca la nostra economia».
Passo il ponte di chiatte che separa la Romagna con il Veneto. Si paga e anche questo sviluppa economia ed è sempre la cooperativa di pescatori a gestire il pedaggio e la manutenzione. Costeggiando tutta la sacca di Scardovari si trovano sacchi di nylon lungo la strada di fronte ai capanni. Sono quelli lasciati dai pescatori con dentro le vongole. I responsabili del consorzio passano a ritirare il tutto per poi portarli agli stabilimenti per la depurazione e il confezionamento fino a farli arrivare nei nostri negozi.
Scende il tramonto e tutto intorno diventa il regno delle zanzare. «Da quando sono arrivate quelle tigre non c’è più orario» mi racconta Sebastiano, da due anni addetto al pedaggio su uno dei due ponti che attraverso.
Il Delta a quest’ora, con fenicotteri, aironi, svassi, pellicani, fagiani e tanti altri si presenta in tutta la sua bellezza. Ma non si potrebbe fare a meno di questi insetti fastidiosi e invadenti?
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