Hanno radici profonde gli abitanti delle Cinque terre. Sono orgogliosi della propria identità, ma non hanno avuto paura di contaminarsi e stanno accogliendo “gente diversa”. Così qui nascono anche bambini con occhi a mandorla e con pronunce tra il ligure e l’americano. Nei prossimi tre anni nel nido aziendale del Parco delle Cinque terre giocheranno quasi quaranta bambini sotto i tre anni. Niente male per un territorio che solo quindici anni fa era depresso e la gente appena poteva scappava.
Luca racconta con passione e continua a far vedere le dita della mano e le nocche. Gli ricordano le mani contadine che per vivere dovevano rubare metri a una terra dura. Ricordano le mani dei pescatori. Vite dure, autentiche ma che prima del parco sopravvivevano. Oggi c’è una micro imprenditorialità diffusa fatta di tanto turismo. Luca è contento e racconta un aneddoto dietro l’altro. Lui è per un sistema ecocompatibile non esasperato. Non sopporta i “talebani” dell’ambiente, ma crede in uno sviluppo equilibrato e nel far cultura partendo dalle risposte concrete a chi ci abita qui. Due milioni e mezzo di turisti all’anno potrebbero distruggere tutto e invece questo permette ai cinquemila che ci vivono di fare da volano per l’economia non dei prossimi anni, ma secoli. Gli interessi immobiliari sarebbero la fine delle Cinque terre e ne sanno qualcosa dove l’ingordigia del “tutto, tanto e subito” sta distruggendo la bellezza dell’Italia.
Luca Natale è il responsabile della comunicazione del parco e lavora con Marzia e Federica. Passate a trovarli e non vorreste più andar via.
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