Sono andato in via Ponchielli, dove la notte del 29 giugno di un anno fa persero la vita trentadue persone.
Nel piazzale all’inizio della via, di fianco a un piccolo supermercato, è stata costruita la “casina dei ricordi” come è stato scritto a fuoco sul legno. Appena entro resto senza fiato. Le pareti sono tappezzate di foto, ritagli di articoli, poesie, disegni di bambini, vignette. Di fronte, su alcune mensole, migliaia di peluche di ogni dimensione.
A occuparsi della casetta, che è diventata un piccolo museo della memoria, sono “Le tartarughe lente“, una banda di una ventina di motociclisti tra i 40 e 50 anni, amici di “Pulce e Scarburato”, due delle vittime di quella notte. Sono proprio come nei film, con toppe, giacche di pelle, ecc. Hanno soprannomi da motociclisti e hanno scelto di chiamarsi così perché, quando vanno in giro, continuano a fermarsi per qualsiasi cosa. Uno spirito fraterno. Lo stesso che avevano con gli amici scomparsi.
“La vostra solidarietà ci da forza e calore” è scritto ovunque lungo quella strada. Si lavora intensamente per ricostruire, ma restano tanti segni del disastro. Una porzione di casa, quella che è andata distrutta quasi completamente, è ancora come quella notte. Una vera apocalisse che ha lasciato segni anche sui cartelli rimasti anneriti fuori dalla stazione.
Sono proprio gli amici, il comitato della via, che vogliono guardare avanti, ma senza dimenticare. Perché non accada più una strage così assurda.
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