La morte di Roberto Ferrario mi ha colto mentre sto facendo un lungo viaggio raccontato anche sul suo giornale. Un lavoro per La Prealpina, oltre che per Varesenews.
Mi ha telefonato il direttore Angeleri per avvisarmi proprio quando ero di fronte alla tomba di Italo Calvino a Castiglione della Pescaia. Un giornale non è un prodotto qualsiasi. Ha a che fare con la cultura, con la comunità delle persone. Roberto Ferrario viveva nel territorio del suo giornale. La Prealpina era diventata la sua vita e quella della sua famiglia.
Il mio rapporto con lui non è stato facile da subito. La diffusione di Internet all’inizio non fu capita e poi in parte osteggiata, ma fu anche l’occasione per una conoscenza meno superficiale. Così iniziammo a frequentarci anche fuori dai momenti ufficiali o di circostanza. Ci sentivamo per scambiare opinioni sui rispettivi giornali e sulla provincia.
Ci dividevano molte cose, le nostre vite avevano storie diverse, ma questo non era un problema, anzi, era ragione di confronto e riflessione. L’ultima volta che ci siamo visti abbiamo parlato a lungo di web. Stava già molto male, ma non si arrendeva alla malattia. L’affrontava lottando con tutte le sue forze e stava lavorando alla ristrutturazione del giornale e voleva dei pareri, dei consigli. Non farà in tempo a dirigere ancora lui quella nuova impresa, ma porterà lo stesso per sempre la sua impronta.
Il libro
Hanno seguito il viaggio
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