Mi erano rimasti in mente cinque minuti del film di Nanni Moretti, “Caro diario”. Il protagonista, prima sfoglia le prime pagine dei giornali che raccontano l’assassinio di Pier Paolo Pasolini, poi prende la sua vespa, e senza dire una parola, sullo sfondo delle note del piano di Keith Jarret, va all’idroscalo di Ostia. Cerca il luogo del delitto. È a fianco di un campetto da pallone. Nello stesso posto si trovava una scultura di Mario Rosati.
Tutta la zona è lasciata all’incuria più totale. E le cose negli anni successivi sarebbero peggiorate. Tanto che il comune decide di realizzare una nuova opera, del tutto uguale alla precedente, ormai distrutta, e di intitolare un parco a Pasolini.
Oggi è lì. Nel tratto finale di via Idroscalo. Tutta cintata, senza alcuna indicazione esterna. Non c’è più incuria perché la Lipu di Ostia si è incaricata di tener pulita l’area. Occorre sapere però che quella scultura è proprio lì, altrimenti è impossibile trovarla. Se provate a chiedere, nessuno vi sa indicare.
Un paese che non sente il bisogno della memoria è un paese vecchio e fermo e non aperto.
Il libro
Hanno seguito il viaggio
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hola Marco, estoy totalmente de acuerdo contigo, si no recordamos gestos como este, tampoco recordaremos el ejemplo de su vida ni porqué murió. Y todo se disuelve en la nada.
Por esto he hecho un homenaje al poeta en mi última exposición de dibujos, para preguntarnos sobre la pervivencia de estos esfuerzos.
si quieres ver imágenes los dibujos están colgados en http://www.columpiomadrid.com/
un saludo