Vico Equense è famosa nel mondo per la “pizza al metro”. Se la inventò Gigino Dell’Amura alla fine degli anni Trenta. Di padre in figlio oggi l’attività è ancora fiorente tanto dall’aver anche avviato l’altisonante Università della pizza. E si sa, un ateneo in Italia non si rifiuta a nessuno.
Una terra fertile che ha dato i natali a grandi amanti della cucina. Vico nel giro di pochi chilometri ha ben quattro chef stellati Michelin: Gennaro Esposito ne ha ben due, con lui Giuseppe Guida, Danilo Di Vuolo e Michele de Leo.
«Nei miei piatti faccio parlare la mia terra. Una cucina davvero chilometri zero». L’incontro con Giuseppe Guida lo devo alla cortesia di Peppe D’Esposito che nella vita lavora in uno studio legale, ma ha una passione per l’informazione e così si è inventato Vico Equense online.
«Fermatevi qua. Oggi sono venuti quattro ragazzi a pescare qui sotto e stiamo cucinando il pesce che hanno preso». Lo chef è seduto sulla terrazza del suo ristorante. Una vista sulla costa con un tramonto da restare senza fiato.
È un pezzo del racconto dell’incontro con Peppe. Un grande chef, ma anche un comunicatore nato. Sono stato lì ad ascoltare e nel frattempo, lui per unire teoria e pratica, ci faceva servire i piatti di cui parlava.
Il resto lo ha fatto il mare, Ulisse e la bella compagnia.
…Intanto arrivano le trenette con il polipetto verace, il totano nero e le seppie. Se penso che un’ora prima erano a gironzolare nell’acqua qui sotto e ora sono nel piatto non mangio più. Lo chef sorride. «Buona, vero? Dopo ti faccio assaggiare la farinata. La faccio a modo mio. Nelle nostre campagne intorno agli appezzamenti mettono delle piante di broccolo nero per riparare dal vento. Lo chiamano “a menest e tuorn”. Le foglie grosse le danno alle mucche, ma il cuore è tenero. Lo prendo, lo trito e lo aggiungo alla farina bianca. Viene una farinata speciale».
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