“La difficoltà, quasi ovunque, di telefonare: gettoni come oro, come preziosi e rari antidoti all’incomunicabilità con il mondo, trovati magari per caso in una bottega di barbiere, in un negozio di elettrodomestici, in un ristorante, mai dove dovrebbero essere”.
Divertente questo passo del racconto di Michele Serra. Era l’agosto del 1985. Certo un secolo fa, ma sono passati solo venticinque anni.
Un altro mondo, un altro paese.
Oltre a quelle personali, le ragioni di ripercorrere quel viaggio sono tante. Una è legata ai cambiamenti. Dentro la cronaca della quotidianità fatichiamo tutti a renderci conto di come il tempo passi. Alcuni oggetti, atmosfere, costumi non ci sono più, altri ne appaiono.
Ripercorriamo insieme quel viaggio nelle assenze e nelle presenze tra il 1985 e il 2010.
Suggerite cosa è cambiato.
Il libro
Hanno seguito il viaggio
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è scomparsa l’attesa, quello spazio che colmava il tempo tra una conversazione e l’altra, tra una notizia e l’altra. Oggi abbiamo i cellulari, i netbook, internet sul cellulare e spesso quello che prima vivevamo nell’arco di un mese ora lo viviamo in una giornata
Viaggi sulle coste, no? Un tempo c’erano le stazioni in riva al mare: negli ultimi 15 anni ne sono scomparse a decine, con lo spostamento delle ferrovie all’interno. Sulla costa adriatica, ma anche su quella ligure: quella di Sanremo era letteralmente sopra la spiaggia, oggi è in galleria sull’Aurelia; lo stesso a Ospedaletti o San Lorenzo al Mare, a Ortona e Torino di Sangro. Lo stesso sarà a Diano Marina e nella bellissima Cervo, che oggi ha la stazioncina sotto al paese di pescatori. Nel frattempo i centri abitati sono invasi dalle automobili, solo così ci si muove: un Paese più individualista anche in questo. E scompare anche “quel dentro e fuori dalle gallerie, tra luce e buio, tra mare e monte” di cui parlava Gadda: rimangono solo le lunghe gallerie tra le città principali