A molti non gliene può fregare di meno. È un oggetto che serve per raccogliere i fichi d’India. Un bastone che culmina con una sorta di cono. Era una delle prove della caccia al tesoro a cui hanno preso parte una sessantina di ragazzi. Siamo a S. Andrea Apostolo dello Ionio a metà strada tra Reggio e Crotone.
Melissa fa parte dell’Ara, ovvero l’associazione romana degli andreolesi. Esiste anche l’Ama, che è la versione milanese della stessa. «Negli anni Cinquanta qui vivevano 5.000 persone, ora sono rimaste in 2.000, ma chi va via non perde i legami e torna. Soltanto che ormai siamo anche alla terza generazione dopo l’emigrazione e così si perdono tute le tradizioni. Noi conosciamo molto poco e la Pro Loco si sta impegnando per far conoscere la storia, il dialetto e altro a noi giovani che torniamo».
Giuseppe Dominjanni ha 27 anni e fa l’operatore turistico. Ha un Bed & Breckfast e da un paio d’anni presiede la Pro Loco. «Questa era una terra di pignatari già dai tempi della Magna Grecia. Ora che gli ultimi due hanno cessato l’attività, per non perdere tutto il patrimonio abbiamo aperto dei laboratori didattici per i ragazzi. Abbiamo anche un dizionario ufficiale andreolese».
Le riflessioni di Giuseppe non si fermano però ad aspetti culturali. «La gente di qui è rimasta un po’ indietro e non si rende conto che il territorio è il bene più importante e prezioso che abbiamo. Qui c’è la tendenza a non accettare lo straniero, inteso come quelli che non sono proprio di S. Andrea. Li considerano come quelli che vogliono apprioparsi del paese, ma non si rendiamo conto invece che siamo proprio noi la causa dell’arretramento. La ‘ndrangheta spesso è una scusa per non fare niente. Diventa un paravento al parassitismo».
Intanto sono arrivati tutti i partecipanti dei dodici equipaggi per la caccia al tesoro. Una foto e si parte…
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