Ricetta Armenise: niente miracoli, ma valore al potenziale

Proseguiamo le nostre Interviste… col cuore, con il custode dei segreti fisici della prima squadra, quello che – accanto all’allenatore – i tifosi spesso considerano un maghetto, se tutto fila liscio, o un incompetente appena succede qualcosa… Non è proprio così, in effetti: niente magie! Eppure il suo mestiere è particolarmente affascinante. Parliamo di Marco Armenise, che a soli 27 anni, “gioca” in uno dei ruoli chiave di Pallacanestro Varese: preparatore atletico.

Ci racconti la tua esperienza? Dopo l’Università (3 anni di Scienze Motorie + 2 di Scienze dello Sport) inizio ad affiancare Cecco Lenotti, l’anno della Lega Due: un’opportunità incredibile. Poi Lenotti si dimette e io prendo il suo posto. Comincia una nuova avventura.”

Chissà che soddisfazione… “Quando sei all’Università continuano a ribadirti che i posti sono pochi, che la strada sarà dura e la differenza la fanno determinazione e impegno. Io ho sempre avuto volti alti, lavorato sodo, ultimamente ho partecipato a pubblicazioni scientifiche e l’esperienza positiva in Lega Due m’ha permesso di acquisire fiducia. E sono stato fortunato! Quest’anno ho anche collaborato con la nazionale giovanile.

A proposito di quest’anno, cosa ci dici? “Sono contento dell’avvio. Ci davano come una squadra vecchia, poco fisica, che avrebbe avuto parecchi infortuni…”

E, infatti… No, in realtà dobbiamo fare una distinzione, non sempre chiara a tutti: un conto sono gli infortuni traumatici, in nessun modo preventivabili, un conto le condizioni fisiche dei giocatori. Ci sono stati traumi importanti, ma non infortuni d’altro genere (problemi di schiena, tendiniti, stress muscolari ecc). E’ andata peggio ad altre squadre, tipo Siena. Grazie alla bravura dell’allenatore che dosa i carichi e al mio lavoro, questi ultimi non sono venuti fuori. Ovvio, però, che il rischio c’è e non esiste una ricetta per sapere qual è il limite oltre il quale non andare: noi dobbiamo saper leggere i segnali. Questa è la difficoltà del nostro lavoro. Il trauma, invece, non lo puoi prevedere.”

Quindi niente ricette magiche… Solo preparazione fisica e atletica personalizzata. Ho un giocatore e so che con certi esercizi migliorerò le sue capacità. Il nostro lavoro è tirare fuori il potenziale, non fare miracoli. Il mio consiste in gran parte nel mettere l’allenatore nelle condizioni migliori per l’allenamento tecnico, garantendo un numero congruo di giocatori. Noi abbiamo una rosa ridotta di giocatori e, in linea generale, un’età avanzata e quindi questa possibilità spesso è mancata. Anche il tempo a disposizione è una variabile che conta. Però dalla nostra abbiamo giocatori di talento ed esperienza”.

Bravi voi, quindi… “Va detto che abbiamo un gruppo di giocatori che si fa un… (che si impegna, ndr 🙂 !!!). Non è affatto scontato che sia così : abbiamo gente che ha lavorato finché ha potuto. Jobey, ad esempio, ha una infiammazione alla cartilagine (da sovraccarico), ma ha lavorato con tenacia finchè non è stata trovata una soluzione per sostituirlo con un giocatore a gettoni”.

E sulla dieta dei giocatori (e per la nostra!!!!), ci racconti qualche curiosità… Mi occupo anche di quello. Quest’anno ho la grande soddisfazione di Slay che in tre mesi è passato da 117 a 103,8. Per parecchio tempo abbiamo pranzato e cenato insieme tutti i giorni. Una bella esperienza, anche se c’era già un buon rapporto, a prescindere. Il messaggio importante per chi soffre di sovrappeso è: non bisogna pensare che si debba mangiare poco e fare tanta attività. Bisogna associare il GIUSTO mangiare e il GIUSTO movimento. Ron così ha fatto, mangiando sempre e ottenendo risultati. Va considerato anche che proviene da una cultura alimentare molto diversa dalla nostra, ma è stata una decisione sua. Per la sua carriera. Questo conferma che se uno vuole, senza soffrire, ma con un programma corretto può avere dei risultati”.

Scommetto che tanti ci faranno un pensiero! Visto che vivi fianco a fianco coi giocatori, vuoi aggiungere qualcosa su di loro? “Dopo tre anni di esperienza con giocatori da diverse parti del mondo mi sento di dire che se si sono trovati bene nella nostra Società è perchè qualcosa vedono. Non è affatto così dappertutto. Il plus di Varese è che sta vicina ai suoi giocatori in tutto!”

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