LA DANZATRICE MARTA CIAPPINA NELLE VESTI DELLA MADDALENA

Prossimo grande appuntamento giovedì 8 luglio (ore 21) con Marta Ciappina, danzatrice Varesina diplomata a Milano e poi formata a New York. Sarà lei a portare sulla scena del Sacro Monte uno spettacolo in danza sulla figura della Maddalena. Ad accompagnarla, il pianoforte di Ferdinando Baroffio suonerà musiche di Bach.

A tu per tu con Marta Ciappina… 

COSA TI HA PORTATO A QUESTO FESTIVAL?

Sono nata a Varese e il Sacro Monte è stato per me, sempre, un riferimento fisico di coordinate esistenziali. È la prima cosa che vedo percorrendo l’autostrada quando torno da un viaggio. Sono felice che il Festival valorizzi il Sacro Monte come spazio scenico. Andrea Chiodi sa che ho scelto di dedicare la mia vita alla danza; conosce la sete e la curiosità che mi rendono inquieta, conosce la mia necessità di affrontare nuove sfide, il mio affanno di far conoscere a un pubblico più vasto un’arte che in un primo momento mi aveva sconvolto, ma poi ha avuto la forza di sostenermi.   Kafka dice che l’arte deve essere il martello per tagliare il cuore di ghiaccio che è in noi. Ecco. Io sento questo. Andrea Chiodi ha dedicato la serata a Maddalena pensando che con il mio lavoro avrei potuto avvicinarmi al personaggio di questa donna a cui la letteratura ha dedicato così poco spazio .

DA DOVE è NATO IL TUO SPETTACOLO?

Ho letto una prosa di anonimo francese del XVII secolo, scoperta da Rilke nei primi del  Novecento: “L’amour de Madeleine”. Maddalena ai piedi della croce. Avevo in mente Caravaggio e Masaccio, l’iconografia europea che ha assegnato alla ragazza di Magdala il ruolo della ‘penitente’ che chiede pietà del suo amore. Io sono stata sedotta da questa figura di donna che forse la ricerca storica non ha messo ancora completamente a fuoco. Chi era davvero Maddalena? La mia ricerca non finisce qui, alla Prima dell’otto luglio propongo un ritratto ancora in divenire della donna ai piedi crocefissi dell’uomo che ama. Ma l’uomo è Dio, il dolore e la pienezza dell’amore sono assoluti. La mia Maddalena è una giovane donna mediorientale, ho dovuto creare una gestualità che le assomigliasse. Il testo francese è molto bello, spinto, ambiguo.  Non so se sia storicamente tutto attendibile. Io ho scelto di sottrarre Maddalena alla storia  per renderla universale. L’ho strappata dal suo tempo per portarla nel nostro con il suo messaggio di resistenza generosa e sofferta. È forza pura, incapace di arrendersi. La nostra tradizione la racconta con colori di peccato: io ho scelto, durante la creazione, di farle attraversare ‘prima’ il suo purgatorio di espiazione  e riscatto; volevo renderla ‘pulita’, rarefatta.Mi sono sottratta all’iconografia che la ritrae ‘perdente’, perché il discorso didascalico non appartiene a questa eroina che ha scelto il silenzio come dimostrazione di un sentimento proibito. Allora le ho regalato una galleria di stati d’animo molto ampia e complessa, come del resto è complesso l’animo femminile: smarrimento, pudore, introspezione, abbandono.

COSA TI AFFASCINA DELLA FIGURA DELLA MADDALENA?

Mi rapisce la sua modernità. Vedo ogni giorno donne come Maddalena. L’anonimo francese la dipinge come una innamorata che si è fatta da parte, che ha capito che per lei l’amore sarebbe sempre stato solo sentimento dell’assenza. Non potendo donare ciò che avrebbe voluto, dona la rinuncia e ama segretamente. E qui nasce la ‘mia’ Maddalena. Finalmentedanza libera, non si nasconde più. Può mostrare le sue emozioni senza paura, perché ‘tutto è compiuto’ ed è tempo di condividere con gli uomini e le altre donne – il mio pubblico – la pienezza della rivelazione che l’aveva portata a camminare nelle strade del Nazareno e il dolore che ha sempre accompagnato la sua vita di seguace fedele. La ‘mia’ Maddalena non porta un velo di duemila anni fa, non indossa una tunica antica ed è ‘spoglia’ di tutto ciò che è inutile: è come potrebbe essere una ragazza di oggi che veste il lutto come unica possibilità. Danzo il momento della morte del Cristo, quando Maddalena sa che l’avrà dentro sempre,  nessuno lo potrà portare via. Mentre danzo immagino Cristo che sta morendo sulla croce,  tengo vivido il pensiero dello scandalo che ha portato degli uomini a battere i chiodi sulle mani di un uomo innocente, colpevole solo di portare un messaggio diverso, che pochi hanno riconosciuto come la Parola. Maddalena l’aveva riconosciuta. L’idea della morte di un uomo mi dà instabilità. Maddalena che danza si alza dalla terra e quello che vede le ruba l’equilibrio.  E questo è il mio pensiero di fronte alla morte in generale. La morte ti violenta la terra su cui poggi i piedi. In scena c’è un corpo che danza di fronte alla morte e all’amore. Ma Maddalena è la prima a sapere che Cristo risorge, non ho mai dimenticato questo pensiero mentre componevo lo spettacolo.

QUANDO è NATA LA TUA PASSIONE PER LA DANZA?

Sono nata con la passione per la danza, o piuttosto con l’esigenza di muovere il corpo,  di  incanalare le energie che si accumulano dentro di me ora dopo ora e che devono avere una strada per liberarsi: così ho trovato la possibilità di scuotere le mie forze vitali nel movimento. Solo così sto bene,  perché danzando trovo equilibrio e sicurezza. Tutta la mia vita  si è intrecciata al gioco della musica in testa che mi suggerisce situazioni da teatro, da romanzo, che mi fa creare personaggi che prima o poi dovranno vivere su un palcoscenico. Il movimento che ho in mente deve rendere l’idea dell’anima del personaggio. Un po’ come per un attore. Non considero la danza un lavoro, non è esterno a me. Non è una cosa che io ‘faccio’ ma è una cosa che io ‘sono’. E forse è proprio questo che ha capito Andrea Chiodi, che mi ha invitato alla Prima Stagione di Teatro Sacro.

DANZA CONTEMPORANEA IN ITALIA: QUALE FUTURO HA O POTREBBE AVERE SECONDO TE?

È un presente, lo dimostra la scommessa di questo giovane direttore artistico, il suo coraggio di proporre un linguaggio così particolare in una rassegna che vede ai piedi del Mosè una commedia divina e umana davvero suggestiva. Abbiamo bisogno di iniziative ricche. La danza contemporanea ha poca visibilità in Italia. Per il futuro voglio essere ottimista e credere che ci sarà sempre un eroe che per pura passione sosterrà le iniziative legate alla danza contemporanea e che ci sarà sempre un pubblico disposto ad assistere a spettacoli forse più faticosi del “ Lago dei cigni” , ma capaci di sorprendere, aprire delle finestre nuove negli occhi. Lo so che è questo linguaggio è un po’ difficile: la danza classica è canonizzata, rigorosa, obbedisce a leggi e forme immediatamente riconoscibili.  La danza contemporanea, invece, è come il taglio di Fontana o come il quadro dipinto questa mattina. È ‘altro’,  ‘oltre’; pone domande,  dà poche risposte. Smuove emozioni inattese, forti.

TI SEI DIPLOMATA PRESSO L’ACCADEMIA DI DANZA CONTEMPORANEA DI MILANO, MA HAI CONTINUATO I TUOI STUDI A NEW YORK. COSA HAI TROVATO Lì ?

A NewYork mi si è spalancato un mondo: ho trovato idee e stimoli, gli occhi mi si sono colmati di un immaginario immenso, che occupava tutto il ventaglio delle passioni umane. Ma New York è una città complessa anche per chi non danza, se io mi sono sentita ‘a casa’ è stato perché ho vissuto con la comunità dei danzatori. Intrecci di culture e razze, pensieri e problemi. New York è ancora una città giovane, tesa al futuro. In Italia siamo classicisti  per tradizione, per ragioni culturali e storiche. L’arte della danza, come tutti i linguaggi innovativi, oggi a volte lascia smarriti; sarà compresa davvero dopo. E io spero davvero che, nonostante le difficoltà di lettura di quest’ arte, il pubblico si accosti con disponibilità, con rispetto e desiderio di capire.

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Una risposta a LA DANZATRICE MARTA CIAPPINA NELLE VESTI DELLA MADDALENA

  1. paolo sicari scrive:

    complimenti e grazie ad Andrea Chiodi per il coraggio dell’iniziativa di portare cultura ed emozioni di altissimo livello a Varese. esperimento pienamente riuscito grazie alla scelta di una artista varesina di nascita ma newyorkese di adozione, Marta Ciappina,che ha ideato ed interpretato una performance di rara eleganza e raffinatezza, certamente frutto di un lavoro di studio e di ricerca,una lezione di stile. bellezza assoluta ed arte sublime, commozione e appagamento dei sensi, quaranta minuti di emozione pura e profonda, fuori dal tempo e dallo spazio, morte e vita, dolore ed amore, lacrime e sorrisi. Grazie

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