Lavori in corso per la terza stagione della rassegna teatrale “Tra Sacro e Sacro Monte” che prenderà il via il prossimo lunedì 2 Luglio. L’appuntamento con il teatro sacro, infatti, dopo il successo delle scorse edizioni, torna per sei serate con spettacoli di qualità e sperimentazione. Grande novità di quest’anno, una virtuosa rete con la Festa del Teatro sostenuta dalla Fondazione Istituto Dramma Popolare di San Miniato, il piú antico Festival di produzione d’Italia. Un tassello che impreziosisce la nostra rassegna, in una comunione di intenti che renderà ancora piú interessante ed ecclettica la proposta varesina.
Ecco le dichiarazioni di Andrea Chiodi, Direttore Artistico di “Tra Sacro e Sacro Monte” per Fondazione Paolo VI di Varese:
“Grazie! Grazie alla Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte di Varese, perchè per il terzo anno ha desiderato portare in scena questa neonata stagione di teatro, nella bella cornice del Sacro Monte di Varese. Due anni intensi fatti di nuove produzioni e di grandi incontri: penso al Vangelo raccontato da Lucilla Morlacchi o all’Apocalisse con Massimo Popolizio e poi Franca Nuti, Preziosi, la Villoresi e molti altri da musicisti a danzatori… insomma un’ impresa che arriva al terzo anno e si incontra con la piú grande e famosa realtà del Festival del Dramma Popolare di San Miniato, unendosi per un progetto che si colloca perfettamente nell’idea della nostra stagione di quest’anno: la drammaturgia “religiosa” contemporanea.
Da qui, l’incontro con Cavosi e Carmelo Rifici e il desiderio di sostenere e poi ospitare questa nuova produzione, che diventa a tutti gli effetti anche la nostra nuova produzione per il 2012. Sí: la drammaturgia contemporanea, e quest’Anima errante per un’ idea di teatro che è perfettamente sintetizzata in queste parole di Giovanni Testori:
“Il teatro – quando vive veramente e non quando viene fatto sopravvivere forzosamente – non è nato e non vive per essere un’illustrazione di ciò che è stato o un’esercitazione di ciò che si presume debba essere. E’ nato ed è sempre vissuto, nei momenti in cui è stato se stesso, per essere un atto estremo. Un atto senza il quale la vita dell’uomo non manca tanto di un luogo di conservazione del teatro o dei suoi testi, ma manca di qualcosa che riguarda proprio la vita, che riguarda la totalità terribile, che riguarda la tragedia e la gloria dell’esistere umano.”