“Sparategli!”: viaggio-denuncia tra nuovi schiavi e sfruttatori
SPARATEGLI! di Jacopo Storni. Le nigeriane minorenni obbligate a prostituirsi a Castel Volturno, le braccianti romene di Ragusa costrette a prestazioni sessuali ai propri datori di lavori, gli africani schiavi nelle campagne di Calabria, Lazio, Puglia, Basilicata, i mendicanti resi storpi ai semafori delle nostre città, i “vu cumprà” senegalesi che scappano dalla finanza, i profughi afghani che vivono confinati in inquietanti baraccopoli a Roma e i rifugiati somali sotto i cavalcavia di Firenze, i clochard albanesi, i rom di Milano, i prigionieri dei Cie che scongiurano il rimpatrio, i carcerati autolesionisti, i facchini-servi delle cooperative della logistica del milanese, gli indiani bruciati da bande di bulli italiani, i morti sul lavoro e quelli uccisi da un raffreddore diventato polmonite fulminante per mancanza di cure. E poi i cadaveri sepolti nel cimitero di Lampedusa, dove avanza il degrado e non ci sono neppure lapidi su cui piangerli. (continua)
Le nostre braccia
Meticciato e antropologia delle nuove schiavitù
di Andrea Staid
Le nostre braccia al lavoro. Le braccia dei migranti che formano le fila dei nuovi schiavi, non sono semplicemente i cardini sui cui poggia il benessere delle società privilegiate. Sono ossa e muscoli di africani, sudamericani, asiatici, sono nervi e cervelli di donne e uomini che viaggiano per cambiare la loro vita. Le barriere vengono aggirate, gli ostacoli rimossi a fatica, gli individui s’incontrano e si mescolano in una babele di lingue e culture. (continua)