Alla scoperta di Hong Kong con Federico Magni

Se diciamo “La città mondiale dell’Asia” cosa viene subito in mente? Naturalmente Hong Kong, città famosa per la sua preponderante skyline e il profondo porto naturale, situata sull’omonima isola in quell’enorme paese chiamato Cina.

Ed è proprio lì che si trova Federico Magni, varesino D.O.C., trasferitosi per un dottorato di ricerca in Management alla Hong Kong University of Science & Technology, con la passione per tutto ciò che è orientale (notare il nome su Instagram: “fmagnisan”).

Ma bando alle ciance, lasciamo direttamente a lui la parola, perché ci sarà davvero molto da leggere.

1.  Descrivi in poche righe chi sei

Sono Federico, studente PhD in Management all’università di scienza e tecnologia di Hong Kong (HKUST – Hong Kong University of Science & Technology), in precedenza ho studiato all’Università Bocconi a Milano (Management in Arte, cultura, media ed entertainment) e lavorato in ambito di consulenza IT su un progetto tra il Veneto e Bangkok. Tra le mie passioni principali ci sono viaggiare, leggere, i videogiochi (per cui ho ormai poco tempo), il nuoto, suono occasionalmente l’armonica, e in generale mi piace esplorare nuovi luoghi e nuove culture e fare nuove esperienze.

2.  Come è stata la tua esperienza con l’account di VareseNews?

La mia esperienza è stata interessante ed eccitante, è stata un’ottima occasione per condividere alcune mie esperienze con un pubblico più ampio di quello che potrei avere con il mio account personale, ed è stato bello vedere come alcune persone si sono incuriosite a proposito di Hong Kong!

3.  Cosa pensi di Instagram come mezzo di comunicazione?

Instagram è un mezzo potente, ma anche pericoloso: nella società di oggi ci basiamo molto su un numero elevato di stimoli ai quali prestiamo poca e superficiale attenzione, e le immagini (e i video) stanno sostituendo la parola scritta per la loro immediatezza e la loro capacità di veicolare concetti generici ed idee interessanti in modo rapido e che richiede poco sforzo cognitivo. Dobbiamo però stare attenti a non basare su questa conoscenza superficiale la raccolta di informazioni quotidiana sui nostri “amici” e su quello che succede nel mondo, poiché la parola scritta ci permette di andare in profondità, di ampliare la conoscenza, costruire opinioni ed imparare ad analizzare criticamente le informazioni che recepiamo. E’ importante non far ammuffire il nostro cervello, ma invece mantenerlo attivo e curioso!

Un altro potenziale problema dei social network in generale e di Instagram in particolare, vista la facile possibilità di modificare foto, è che la vita delle persone appare sempre più bella e colorata di quanto sia in realtà, fattore che rende noi Millennials (soprattutto) molto insicuri e sempre insoddisfatti, perché la vita dei nostri “amici” sembra sempre più interessante della nostra. Non dimentichiamoci che (quasi) nessuno posta selfie di quando si è appena svegliato/a la mattina o di quando ci si annoia al lavoro, ma la vita è fatta anche di momenti noiosi.

4.  Cosa ti piace raccontare?

Avendo scelto un percorso di carriera accademico e avendo un blog di musica, penso si possa già capire che mi piaccia non solo leggere e ascoltare, ma anche scrivere e raccontare! Quello che mi piace di più condividere con le persone a me care (ma anche con chiunque abbia voglia di ascoltarmi/leggermi) sono le esperienze di vita quotidiana, che penso siano poi quelle che costruiscono una persona, che ci rendono quelli che siamo e ci formano. Sia questo poi legato ad una canzone che condivido e che per me ha un significato speciale, o a un progetto di ricerca che (spero) possa migliorare la nostra comprensione e gestione delle organizzazioni in base ad esperienze vissute in prima persona sulla mia pelle!

5.  Cosa significa gestire un account Instagram per una testata giornalistica e cosa pensi del progetto Convaresenews?

Gestire un account Instagram professionale è sicuramente diverso dal gestirne uno personale: bisogna stare attenti ai contenuti ed alla modalità di pubblicazione per ogni post fatto, poiché non si possono commettere errori, e risultare inadeguati o offensivi sui social network è molto facile. Ovviamente non si può piacere a tutti e a volte mantenere un tono neutro è difficile o addirittura controproducente dipendentemente dal messaggio che si vuole lanciare. Detto questo, anche le organizzazioni si stanno muovendo verso una gestione più informale dei loro account social, in modo da essere più vicine al pubblico d’interesse, e Convaresenews mi sembra un’ottima iniziativa in tal senso, oltre ad essere un ottimo modo per far avvicinare tutti noi Varesini l’un l’altro!

6.  Cosa ti ha lasciato questa esperienza?

Alla fine è stata solo un’esperienza di una settimana, quindi è difficile trarre delle conclusioni! Sicuramente, come ho già menzionato, mi ha aiutato ancora una volta a capire che la gestione di un account social professionale è diversa da quella di un account personale, ma avendo già avuto un’esperienza lavorativa in digital marketing durante l’università non è stato qualcosa di totalmente nuovo per me. Probabilmente la componente più interessante è quella della lingua, ovvero riuscire a parlare sia ad un pubblico locale (in Italiano) che ad uno più ampio (in Inglese) nello stesso post, o con lo stesso account è difficile! Anche la scelta degli hashtag è influenzata da questo fattore, ma il potere delle immagini è che sono molto più culturalmente trasferibili della parola scritta, quindi questo fattore aiuta Instagram ad essere un veicolo per abbracciare un pubblico più ampio, abbattendo molte barriere culturali e linguistiche.

7.  Cosa ti sta lasciando invece l’esperienza ad Hong Kong?

Premettendo che a partire dai mesi intorno alla mia laurea magistrale (fine 2014), la mia vita è stata molto incerta e movimentata, data la moltitudine di opportunità all’orizzonte, tra le quali ne ho scelta una che mi ha portato a vivere la mia vita in albergo per circa un anno, parte in Italia lontano da casa, parte in Thailandia (a Bangkok), esperienza lavorativa a cui ho poi rinunciato senza avere un piano B sicuro in mano), quello di cui avevo bisogno e che Hong Kong mi sta dando è una casa, stabilità! Sentivo il bisogno di mettere radici in un luogo, almeno per un po’, sapendo che ci sarei stato per almeno qualche anno, e la scelta del PhD è stata ottima per me anche sotto questo punto di vista. Per quanto possa sembrare paradossale cercare una stabilità dall’altra parte del mondo, in una città in cui non ero mai stato, è stata la mia scelta e finora sta funzionando piuttosto bene! Sicuramente non una scelta ordinaria, ma chi mi conosce non penso utilizzerebbe la parola ordinario per descrivermi!

8.  Cosa pensano i Cinesi degli Italiani e dell’Italia?

Al contrario di altre nazioni asiatiche (ad esempio il Giappone) o in altre parti del mondo, l’Italia non è particolarmente venerata ad Hong Kong. Sicuramente ci ammirano in campi in cui eccelliamo, principalmente la moda, con una moltitudine di negozi di brand italiani sparsi nei centri commerciali della città e, in misura minore, la cucina, che è sì rinomata qui, ma non come in altre parti del mondo. La cultura di Hong Kong è stata molto più influenzata dal Regno Unito (non a sorpresa, dato il lungo dominio britannico, concluso nel 1997 con la restituzione di Hong Kong alla Cina) e dagli Stati Uniti. Un altro paese che attrae molto gli HongKonghini (quelli con cui mi sono interfacciato almeno) è la Germania, ma non saprei dire perché. Il mito della cultura occidentale, che qui è vista un po’ come un’entità unica e poco differenziata al suo interno (come per noi la cultura Asiatica in fondo, almeno finché non ci si immerge in essa), permane comunque forte, anche se i Cinesi sono generalmente fieri della loro eredità culturale.

9.  Cosa ti ha colpito di più di Hong Kong?

Partiamo dagli aspetti negativi: le persone sono generalmente molto individualiste, vivono negli schermi dei loro cellulari e tablet, ti camminano addosso e hanno legami familiari molto meno stretti dei nostri, fatti per me sorprendenti, dato che la Cina è considerata una delle nazioni più collettiviste. Probabilmente la combinazione di due fattori culturali quali la tendenza cinese/asiatica a non esternare i propri sentimenti e la tendenza britannica al non investire molto nelle relazioni, soprattutto familiari, hanno influenzato questi comportamenti. Passando ai fattori positivi: la città si gira perfettamente con i trasporti pubblici, che gestiscono generalmente bene la moltitudine di persone (7.5 milioni circa) che vive in questo relativamente piccolo angolo di terra; ci sono molte zone verdi e incontaminate dove è possibile passeggiare (spesso arrampicarsi in realtà) a contatto con la natura e godere di panorami spettacolari; la città è molto vivibile, soprattutto le passeggiate lungo il mare, ed è molto sicura ad ogni ora del giorno e della notte, non mancando mai di offrire opportunità di intrattenimento per tutti i gusti.

10.  Come mai questa passione per la cultura orientale?

Molto probabilmente il mio interesse si è sviluppato primariamente verso il Giappone (interesse che per ora continua a crescere, anche dopo averlo girato un poco lo scorso anno), e poi si è esteso al resto della regione.

 

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