Diamo un tocco un po’ più “artistico” alle interviste con un giovane ragazzo di Angera, Carlo Maria Baranzini, che si può definire artista a tutto tondo:
“Vivo per esprimere, raccontare, rendere fruibile un mondo che ho nel cuore – parafrasando De André – a chiunque sia disposto ad ascoltare. Fotografia, scrittura, regia, canali che utilizzo per convogliare impressioni, sensazioni, ospitarvi in camere con vista sull’infinito reame della fantasia o, se volete, dell’ispirazione.”
1. Descrivi in poche righe chi sei
Mi chiamo Carlo Maria Baranzini, non amo particolarmente definizioni e confini ma dovendo scegliere un termine per presentarmi e identificare il mio ruolo direi possa andare artista. Le forme espressive sono molte e nettamente diverse, sono partito dalla scrittura per arrivare alla regia ma è un flusso armonioso e continuo, inevitabile, la trasformazione è necessaria per raccontare o esprimere la profondità di ciò che provo.
2. Come è stata la tua esperienza con l’account di VareseNews?
L’esperienza con l’account di VareseNews è stata innanzitutto fonte di ispirazione, ho apprezzato da subito l’idea di potermi raccontare attraverso scatti vecchi e nuovi, confrontarmi con persone pronte e disposte ad osservare, leggere, ascoltare le mie suggestioni. Creare qualcosa è sempre un regalo fatto a me stesso così come agli altri nello stesso istante, un’opera è uno specchio e il riflesso cambierà per ogni persona disposta a soffermarsi a guardare, è bello e inevitabile.
3. Cosa pensi di Instagram come mezzo di comunicazione?
Instagram è un mezzo di comunicazione potente e diretto, qualcosa di imprescindibile se consideriamo il linguaggio odierno dell’arte (non solo fotografica). Velocità e dinamismo sono elementi necessari per emergere (o restare a galla) nel grande acquario del mondo e questo vale in particolare quando abbiamo a che fare con una realtà plasmabile come quella virtuale, social, si innesca quindi una competizione assolutamente sana che porta spesso a vere e proprie opere degne di definirsi tali.
4. Cosa ti piace raccontare?
Una buona storia deve colpire innanzitutto me, non ragiono mai a senso unico, ovvero cercando di creare qualcosa capace di stupire un determinato pubblico, devo sempre e comunque stupire me stesso in primis. Amo il ricordo, assaporare e rievocare momenti passati nel flusso del tempo ma eterni nel profondo di me, un tocco di malinconia non manca mai nei miei scatti, nei miei video, in ogni frase che creo. Uso spesso metafore, paragono i ricordi a fantasmi, qualcosa che non esiste più ma che – a volte – possiamo percepire tanto vicino da sentirne il profumo e rabbrividire, o semplicemente sorridere.
5. Cosa significa gestire un account Instagram per una testata giornalistica e cosa pensi del progetto Convaresenews?
Gestire l’account Instagram per una testata giornalistica è sicuramente qualcosa che si discosta da tutto ciò che normalmente faccio per proporre e promuovere i miei contenuti, una novità che in quanto tale ho apprezzato, è sempre bello e stimolante esplorare realtà diverse e in questo particolare caso ho cercato di sfruttarne al meglio le potenzialità: il progetto Convaresenews mi ha coinvolto e interessato fin dalla presentazione, mi rende felice sapere che il giornalismo sia disposto a declinarsi in tante realtà e forme espressive diverse deviando dalla mera informazione fino ad arrivare al racconto vero e proprio. Supporto totalmente l’impresa, riuscitissima fin dalle prime battute.
6. Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Questa esperienza mi ha ispirato, ha saputo alimentare il desiderio – mai sopito – di confrontarmi con chiunque, dovunque e con qualunque mezzo pur di creare un dialogo e plasmare qualcosa di nuovo partendo da ricordi, esperienze e creazioni personali proposte ad un pubblico esigente, preparato e giustamente affamato di contenuti di qualità.
7. Quanto e come la tua vena artistica ha influito nella realizzazione degli scatti fotografici?
La mia vena artistica pulsa in ogni singolo scatto che decido di pubblicare, fotografie e video sono tessere di un enorme puzzle che pian piano va a completarsi per delineare un’unica grande immagine – o storia se preferite – fatta di ricordi e progetti, realtà e immaginazione, la linea di demarcazione è labile e forse inutile dato che la realtà artistica non deve per forza corrispondere alla realtà dei fatti: il bello del creare sta appunto nel demolire ogni barriera razionale e proporre momenti, immagini e suggestioni indefinibili con i normali e condivisi concetti di spazio, tempo o necessità. L’arte è libertà nella sua forma più pura.