Pendolare Vagabondo

 

Alba sul Gran Zebrû

Alba sul Gran Zebrû

La sveglia suona. É presto e fuori é buio. Conto fino a dieci godendomi ancora 9,8,7… secondi del tepore del piumone, poi mi alzo. Di prima mattina non ho mai fame, ma mi costringo a mangiare ancora qualcosa, la giornata sarà lunga ed impegnativa. Mi vesto, prendo lo zaino ed esco. I primi istanti sono traumatici: il freddo umido entra subito nelle ossa, ma non ci vuole molto a scaldarsi. In cinque minuti di macchina sono alla partenza, saluto i pochi amici che a questo’ora sono già in pista e prendo posto.
É l’alba e tutto infreddolito cerco di scaldarmi con un buon passo, nonostante la salita mi tolga fiato. Anche il cielo cerca di darmi una mano: si infuoca per provare a donarmi un po’ di tepore. Silenzio, il sole che sorge. Non chiedo altro. Gallarate.
Poco più in là, sprofondo. La leggera nevicata della notte ci rallenta un po’, ma da ora inizia la vera salita: il canale si impenna e si incunea tra due speroni di roccia. Sembra inaccessibile. Un passo e poi un altro. Un passo, poi un altro, ed un altro ancora. Ogni dubbio passa; i ramponi mordono la neve dura e le piccozze hanno un’ottima presa. Ora torno a sentire le mani, ma il naso é ancora mezzo congelato. Attorno solo il sibilo di una manciata di neve smossa dal mio passaggio, il mio respiro ed un senso di pace infinito. Non chiedo altro. Rho.
L’ultimo sforzo, gli ultimi metri, poi ci siamo. Una panorama mozzafiato. Neve perfetta, il sole in cielo. Un mare di montagne bianche, un amico, un sorso di tè. Non chiedo altro. Ripieghiamo le pelli, l’attacco scatta. Tre, due, uno: godiamoci la discesa. Milano, Porta Garibaldi.
É il capolinea e il treno rigurgita le migliaia di persone che ha trasportato fin li. Niente montagna per oggi, otto ore di università nella grigia monotonia milanese. Per fortuna nelle lunghe giornate in cui le uniche montagne sono tristi grattacieli, posso consolarmi così. Accendo la musica e tutto quel che devo fare è sfogliare quelle pagine usurate, lasciare che mi portino nei posti più lontani e magici. Un vagabondare tanto surreale e fantastico quanto vero e carico di emozioni, che mi da la forza per tirare fino a che non devo più scorrere le pagine, ma lasciare lo sguardo libero di vagare e il cuore di riempirsi.
Non chiedo altro.

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