Esports: lo ”sport” delle nuove generazioni

A colloquio con Eddie, il Caster di Rainbow six siege

Negli ultimi anni stiamo assistendo a una grandissima crescita dell’E-sport (electronic-sports) nato agli inizi degli anni 2000 grazie all’avvento di internet.
L’E-sport si basa su videogiochi multiplayer come, per esempio, Fortnite,Rainbow six siege ecc…

E’ un nuovo modo di intendere il gioco competitivo online. Esistono già miriadi di team su più di 100 giochi. È diventato talmente popolare che si pensa di introdurlo alle Olimpiadi.

Come il calcio esistono i cronisti, negli esport esistono i ”Caster” delle persone che amano un videogioco in particolare e che, con le loro conoscenze sulle meccaniche di gioco e le mappe, commentano le partite.

Molti giovani seguono l’Esports e si stima una media di 1 MIL di persone a evento con oltre 260 MILA “fan” in territorio nazionale.
In particolare, i ragazzi seguono tornei di giochi sparatutto tra cui (uno dei più popolari) Rainbow six siege,  basato sulla tattica e il gioco di squadra, in cui bisogna raggiungere un obbiettivo, composto di molte modalità.

Abbiamo chiesto a un Caster, Eddie, di raccontarci meglio dalla sua prospettiva questo nuovo mondo.

Secondo te l’Esport potrebbe raggiungere livelli di visibilità alti come il calcio?
Sicuramente continuerà a crescere ma, per queste cose, ci vuole tempo, in fin dei conti non stiamo parlando di progresso tecnologico ma di un cambiamento a livello sociale.

Un giorno potremmo vedere l’Esport anche in tv?
In realtà già c’è, all’estero è un prodotto tv diffuso, in Italia lo sarà presto.

Come ti sei avvicinato al mestiere del caster?
Al termine del primo anno di Rainbow Six Siege si era creata la necessità di figure che conoscessero bene il gioco e con la voglia di cimentarsi al commento delle partite. Mi proposi, vista l’esperienza che avevo del gioco, e, con l’aiuto di caster professionisti di altri giochi, ho appreso molto sul mestiere.

Quali sono secondo te sono i lati positivi e negativi nell’essere un caster?
E’ un lavoro molto più impegnativo di quanto si pensi: bisogna parlare al microfono ininterrottamente per ore senza perdere la concentrazione. Spesso si è costretti a lavorare senza pause e con pasti difficili da regolarizzare. Ovviamente, ha anche molti lati positivi, primo tra tutti è sicuramente far parte di  un mondo incredibile, elitario e in forte crescita. Inoltre posso rapportarmi con i publisher e con altri organizzatori di eventi legati al mondo dei videogiochi.

Consiglieresti il tuo lavoro a noi ragazzi?
Consiglierei il mio lavoro a dei ragazzi volenterosi di cimentarsi con questa professione. Ma con delle grandi raccomandazioni: prima tra tutte studiare e raggiungere un diploma accademico. Non avrei questa proprietà del linguaggio se non avessi un titolo di studio universitario.

Parliamo di “Rainbow Six siege” cosa ne pensi del gioco al momento?
È raro vedere un titolo sviluppato alla base con l’idea di fare esport; Rainbow è cresciuto molto in questi anni e non sembra accennare a fermarsi dal punto di vista sia delle competizioni sia degli eventi correlati.

Come ti sei avvicinato in particolare a Rainbow six?
Ero un giocatore competitivo di altri titoli FPS e ho visto in Rainbow la possibilità di realizzarmi insieme alla mia squadra. Con l’impegno, ho vinto due campionati nazionali e giocato una stagione di proleague.
Secondo me l’E-sport dovrebbe essere meglio conosciuto sia dalle nuove e vecchie generazioni e un giorno potrebbe diventare una valida aggiunta a tutte le discipline sportive.

Lorenzo Saladino

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