L’informazione quotidiana: manuale per le nuove generazioni per un giornalismo responsabile

Gli studenti dei Licei di Viale dei Tigli si interrogano sui problemi del giornalismo contemporaneo

Quanti di voi leggono un giornale al giorno?

Con questa domanda il direttore de “La Prealpina”, dottor Maurizio Lucchi, ha aperto la conferenza sul giornalismo responsabile presso il Liceo di Viale dei Tigli sabato 6 febbraio 2021. L’evento, reso possibile
dalla preziosa collaborazione con l’Associazione Volarte Italia, nella persona del Suo Presidente, Dott. Airaghi Adelio, è stato preparato e gestito da Studenti della Classe 3D, guidati dalla Prof.ssa R. Calloni. Ad
assistere una platea di 100 studenti in presenza, nel più rigoroso rispetto delle distanze e delle misure di sicurezza, mentre le altre classi erano collegate in streaming dalle proprie aule o da casa.

La distesa di mani abbassate che ha seguito la domanda iniziale è stata lo spunto per affrontare la tematica del rapporto, in continua evoluzione, tra i giovani e l’informazione. Un filo già molto sottile, che, una volta spezzatosi, lascerebbe completamente indifesa la ricerca e la comunicazione della verità: con la diffusione dei nuovi canali di divulgazione, primi tra tutti i social network, i giovani hanno perso l’attitudine ad informarsi mediante le tradizionali testate, preferendo la rapidità d’accesso ai contenuti alla qualità degli stessi.

Non è mancata, da parte degli stessi ragazzi, una vera e propria ammissione della propria “colpevolezza” nel non dedicare sufficiente attenzione all’informazione verificata, una responsabilità che, inevitabilmente, deve essere condivisa anche con le generazioni più mature, che, troppo spesso, non danno il buon esempio. I

l vecchio lavoro di redazione, anche se talvolta i ritmi erano frenetici prima di andare in stampa, era scandito da tempi ben precisi e non perdeva mai di vista la centralità dell’uomo-giornalista come misura della notizia. Nel mondo del digitale, invece, basato sul mito contemporaneo del “qui ed ora”, il format tradizionale del giornale risulta ormai anacronistico rispetto ad un modello di informazione che può essere sempre aggiornata e modificata in tempo reale.

L’informazione dei social network si basa troppo spesso su affermazioni più sintetiche ed incisive, unite a toni enfatici e patetici, volti a catturare l’attenzione del lettore, non di rado a scapito della qualità delle informazioni riportate, spesso più inclini al gossip che alla notizia ragionata. Oggi passa l’idea di un’informazione sempre più fatta dal basso, addirittura dalla gente comune diretta protagonista degli eventi, realtà che facilita la diffusione di fake-news, se non c’è un’adeguata verifica delle fonti.

Il dialogo che ne è scaturito si è rivelato particolarmente fruttuoso, andando ad approfondire diversi aspetti del mondo del giornalismo che si adopera per rafforzare il rapporto con le nuove generazioni. Come
ricordato dal dottor Sandro Neri, direttore de “Il Giorno”, grande importanza è, infatti, attribuita dal quotidiano milanese alle iniziative rivolte ai giovani ed alle scuole, nel rispetto di quell’ideale di innovazione
che ha da sempre caratterizzato la testata. É il caso, ad esempio, anche di Varese News, nata come quotidiano online nel nostro territorio vent’anni fa, che, da parecchi anni, stimola l’inventiva e l’immaginazione dei ragazzi con il concorso annuale BlogLab, inserito nella più ampia manifestazione di Glocal, che ha l’intento di indagare le nuove forme di comunicazione ed informazione tra locale e globale; il crescente gradimento che l’iniziativa ottiene presso gli Istituti della provincia testimonia, infatti, come, nell’ampio mare della disinformazione diffusa, si distinguano ugualmente delle eccezioni degne di nota, a riaccendere la speranza che il giornalismo possa, comunque, contare su nuova linfa vitale per il suo sviluppo, al passo con i tempi.

“Il giornalista”, ha proseguito Neri, “svolge una fondamentale funzione di filtraggio delle informazioni, verificandone l’attendibilità”. Questa definizione del ruolo del giornalista è stata arricchita dall’avvocato
penalista Luigi Isolabella con una preziosa considerazione sulla dimensione etica e sociale del suo lavoro: il giornalista si fa “vettore di responsabilità sociale, sempre alla ricerca della verità, anche quando questa è difficoltosa da raggiungere e scoraggia chi la insegue”. Una verità che, spesso, si regge su un delicato equilibrio tra privacy e diritto di cronaca e che risulta scomoda per poteri forti e istituzioni deviate, mettendo in luce le collusioni e le connivenze tra politica, economia e organizzazioni criminali, come testimoniano gli eroici esempi di alcuni giornalisti uccisi per la propria professione, dei quali si è rinnovata la memoria con una video-testimonianza: Peppino Impastato, figlio di un mafioso, assassinato nel 1978 per aver denunciato la Mafia e le collusioni con la politica locale attraverso la sua radio libera, sulla cui morte è stato costruito un abile gioco di depistaggi; Ilaria Alpi, inviata del Tg3 in Somalia durante la missione Restore Hope, uccisa a Mogadiscio con il suo operatore Miran Horvatin, nel 1994, mentre indagava sui traffici di armi e rifiuti tossici tra la Somalia ed altri Paesi, tra cui la stessa Italia; Anna Politkovskaya, assassinata, nel 2006, per aver denunciato le repressioni delle libertà del governo russo in Russia e in Cecenia; infine, Daphne Caruana Galizia, assassinata con un’autobomba, nel 2017, per aver indagato su casi di corruzione e flussi anomali di denaro in cui era coinvolto il governo di Malta. Questi sono solo alcuni esempi di una lunga lista di giornalisti uccisi per le loro inchieste e per loro ricerca e testimonianza coraggiosa della verità.

L’impegno non è tuttavia solo una prerogativa del professionista, ma del lettore in primis, il quale deve relazionarsi con i canali d’informazione veri e propri, ricercandone l’oggettività e “distinguendoli dalla
semplice divulgazione di opinioni”, come aggiunto dallo stesso Neri, specie quando l’informazione è orientata o partigiana.

Una conferenza, dunque, volta all’avvicinamento dei giovani non solo al giornalismo autentico, ma anche all’espressione delle opinioni con consapevolezza della propria responsabilità attiva. Come ci ricorda la
coraggiosa Daphne Caruana Galizia, ogniqualvolta che voltiamo le spalle alla realtà “perdiamo il nostro diritto a sapere, parlare, imparare”.

Alice Pellai, Giulia Vergani, Beatrice Monti, Tommaso Lattanzio

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