Forma e sostanza

Nella cultura dell’immagine, la forma prevale sulla sostanza. A ognuno capita di essere richiamato sul modo di esprimere i propri progetti, i propri richiami, la sostanza – insomma – dei propri pensieri. L’impatto relazionale tra chi dice e chi ascolta condiziona anche la sostanza della comunicazione stessa. Espressioni come “non ti sto neanche ad ascoltare” oppure “potevi dirmelo in modo diverso” segnano, non solo i rapporti tra le persone, ma anche le conseguenze e l’efficacia di un intervento. La condizione in cui ci troviamo come italiani – o come persone inserire in un contesto sociale o civile – richiedono particolare attenzione, sia riguardo alla sostanza, che alla forma. Naturalmente si può dire che è più importante la sostanza della realtà che andiamo a proporre o a difendere, ma è pur vero che il primo impatto è con la forma o l’immagine di chi la propone. Anzi, possiamo dire che la forma della comunicazione faccia già parte della sostanza. L’applicazione di questo pensiero può far considerare anche questioni socio politiche attualissime. Una persona responsabile di un ente o comunque di una realtà che coinvolge persone soprattutto giovanissime o fragili deve badare bene a se stessa nel modo di porgere  con linguaggio verbale o  non verbale i suoi interventi. Una persona può dire oggettivamente valori estremamente apprezzabili e significativi, ma smentirli praticamente con i suoi atteggiamenti e il suo vissuto incoerente con i messaggi stessi dichiarati. C’è un’ipocrisia pratica che anche la persona più sprovveduta culturalmente o psicologicamente percepisce. Proseguendo nella riflessione possiamo riprendere anche un vecchio assioma che dice: “Excusatio non petita, accusatio manifesta”: non c’è bisogno di premettere dichiarazioni di intenti o motivazioni per catturare l’approvazione dell’altro.

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