“Questo è l’ultimo anno che vengo a Rimini”

Nelle viette interne del lungomare resto colpito dai tanti cartelli con scritto “hotel aperto”. Alle grandi strutture si affiancano infatti tante piccole pensioni con una, due stelle, che non vengono più prese in considerazione da nessuna agenzia che promuove turismo per gruppi. Del resto come dargli torto. In tanti posti il tempo sembra essersi fermato a cinquant’anni fa. Quelle luci basse, a volte fatte solo dei neon, odori di cibo che si diffondono in approssimative reception. Lì puoi trovarci il popolo, quello vero, che ancora adesso può permettersi una settimana, massimo due di vacanze e sceglie la Romagna perché è a buon mercato e c’è tutto. Uno spaccato di popolo, a volte anche dolorante e che comunque si lamenta. «Non ne posso più. Per carità, mia mamma mi dà una mano con il bambino, ma è sempre in mezzo. C’ha sempre da ridire su tutto e non si fa mai gli affari suoi. Quest’anno è l’ultima volta che vengo con loro. Ah giuro, non mi vedono più». «Ma da quando vieni in questa pensione tu?» Le fa vicina di tavolo che raccoglie le confessioni di questa quarantenne un po’ stressata. «Da quando Mattia aveva un anno. Mia mamma appena passate le feste di Natale chiede sempre: “allora prenoto anche per te, così il bambino si fa un po’ di mare. Perché, se aspetta te e quel mollaccione di suo padre può star fresco”. E cosa vuoi che le dica?» Il “bambino”, avrà quattordici anni, è lì di fianco che gioca con il cellulare.

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