Giovani e volontari, un altro popolo

In questi giorni a Rimini c’è il celebre meeting legato a Cl. Non ero mai stato e non posso certo farmi sfuggire l’occasione. È uno spaccato di mondo importante e non solo per motivi politici o religiosi. C’è molta energia, un po’ come quella che ho trovato in Puglia.
Altro però che l’organizzazione liquida dei ragazzi delle “fabbriche di Nichi”. A gestire l’imponente manifestazione c’è una fondazione che lavora tutto l’anno. In sette giorni arrivano centinaia di migliaia di persone. Andrea Benzoni di Varese ha curato una delle tante mostre allestite nei padiglioni fieristici. Mi accompagna lungo tutta l’area. «Abbiamo iniziato un po’ per gioco trent’anni fa. Io ero un ragazzino. Fu il gruppo di Rimini a proporre questa collocazione. All’epoca era solo un padiglione, ma arrivarono lo stesso cinquantamila persone e così pensarono di riproporre il meeting anche l’anno dopo. Era una scommessa. Portare a Rimini, nel tempio del turismo, del mare, ma anche dell’effimero, un momento di incontro e dibattito era un progetto forte. L’idea era ed è quella di promuovere eventi di qualità. Mi sembra che ci siamo riusciti bene».
Beh, non c’è che dire. Resto colpito dall’età media bassa delle persone che si muovono in ogni area del meeting. Lo slogan di quest’anno è: “quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore”. Sono centinaia gli incontri, migliaia le persone che visitano ogni giorno le mostre. Sono andato a vedere lo spettacolo di Andrea Chiodi, “Marija Judina, la pianista che commosse Stalin”. Mica una cosina semplice semplice. Intenso e profondo. Il biglietto sarà pure costato solo dieci euro, ma lì dentro c’erano tremila persone. Eccolo un altro popolo.

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4 risposte a Giovani e volontari, un altro popolo

  1. Lucafrancesco scrive:

    Carissimo Giovannelli
    attendevo il “pezzo” sul meeting di Rimini…
    Avrei preferito una maggiore riflessione sull’evento; specie sull’organizzazione che, come hai ben evidenziato, è perfetta, oliata, degna di una multinazionale svizzera.
    Quello che mi piacerebbe conoscere è il tuo punto di vista sui “volontari”: sono loro che di fatto portano avanti la multinazionale.
    Sono tante le domande che mi pongo quando li vedo (provando sentimenti contrastanti): Chi sono ? perchè lo fanno ? Come conciliano Dio e Mammona? sperano nel posto fisso garantito da CL o sono mossi da vero fervore missionario ?
    Hai detto che sono giovani e sono tanti (un popolo) … li troveremo come futuri gestori delle nostre sorti.

    • Nicola scrive:

      Che commento senza senso… Lo fanno perché gli piace. Io l’ho fatto più o meno per 20 anni, organizzando anche 7 o 8 mostre scientifiche e posso assicurare che non c’è alcun posto fisso all’orizzonte. L’organizzazione è perfetta e oliata, come scrive Giovannelli, perché è chiaro e condiviso lo scopo, non solo perché c’è una fondazione (che in realtà offre forze largamente sottodimensionate rispetto all’imponenza dell’evento, ma i soldi di “Mammona” non sono così facili da ottenere…). Al Meeting succedono cose strane e sorprendenti, che il post di Giovannelli purtroppo non approfondisce adeguatamente. Per il prossimo anno consiglio una capatina di persona. Come si dice: “Vieni e vedi”.

  2. Marco Giovannelli scrive:

    I giovani fanno i volontari al meeting perché ci credono. E poi fare disquisizioni sulle motivazioni ha poco senso. Sono stato e sono contento di averlo fatto. Si bene che è stato di fretta, ma questo aspetto ha contraddistinto tutto il viaggio. È stato il limite ma anche il bello. Poi resto convinto che una iniziativa così imponente abbia linfa vitale dalla partecipazione della gente comune e dai volontari, ma se non ci fosse un grossa organizzazione non starebbe in piedi. E li sta, oltre che il pregio e la forza, anche il grande limite del meeting. Si resta un po’ schiacciati dalla megalomania, ma è facile criticare. In ogni caso dentro il meeting risiedono tutte le contraddizioni, anche se nella parte nobile, di questa parte di mondo cattolico. Del resto chi non le ha? Quello che fa la differenza è esserne consapevoli o meno.

    • Nicola scrive:

      Certo, il non approfondimento del pezzo è sicuramente dovuto alla fretta, lo capisco bene. E le parole “rubate” all’amico Benzoni sono già molto significative.
      Volevo però dire al commentatore Lucafrancesco che la motivazione di chi fa il Meeting gratuitamente (anzi, pagando per farlo, come tutti i volontari fanno, ecome anche io ho fatto per anni) la si capisce andando, vedendo, partecipando. Non alzando il solito trito e ritrito fuoco di fila dei sospetti e delle dietrologie. La “megalomania” apparente del Meeting è dovuta più che altro alla passione di chi fa il Meeting a voler incontrare veramente tutto ciò che appare anche solo un briciolo interessante per la vita (in fondo Don Giussani ha sempre richiamato il paolino “vagliate tutto, trattenete ciò che vale” come il vero sguardo culturale cattolico, cioè “universale”), e farlo al meglio possibile, anche in termini di suggestività. Ma non c’è una “postulazione” a tavolino della megalomania o della spettacolarizzazione, in stile americano, per intenderci. Addirittura, qualche anno fa si temeva che la Fiera Nuova di Rimini fosse troppo grande per il Meeting, ma negli ultimi due anni si inizia a pensare che forse se fosse più grande sarebbe meglio. L’unica premura è che il Meeting sia significativo per chi lo fa e per chi vi partecipa e realizzato al meglio, anche in termini estetici. Questo aiuta a introdursi in modo semplice e coinvolgente nei contenuti.

      Comunque complimenti per l’idea di girare l’Italia e descrivere quello che c’è in giro; fa sempre bene riaprire gli occhi su quello che già arricchisce il nostro grande paese.

      PS: Le contraddizioni -sono d’accordo- smetteremo di viverle, come dice un mio amico prete, cinque minuti dopo la nostra morte… L’importante è non smettere di essere al lavoro dentro la realtà.

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