Il Presepe non mi piace

presepeBuongiorno a tutti. E’ un po’ che non ci sentiamo e se devo dire la verità ne ho sentito la mancanza. In questi giorni ho pensato e ripensato, discusso, pacatamente e non, a proposito del progetto renziano sulla Buona Scuola e devo dire che mi sono sforzato molto per cercare, per trovare tutte le positività possibili senza pregiudizi. Basta dire sempre e solo no! “gufo” non me lo dice nessuno!

Non ci sono riuscito, per quanti sforzi “costruttivi” abbia fatto, mi sono ritrovato sempre al punto di partenza di un interminabile gioco dell’oca: il Presepe non mi piace.

Non mi piace quest’idea balzana di prevedere solo il 66% dei docenti  meritevoli in ogni scuola. Meritevoli?

 Chi deciderà il merito, i Dirigenti? E con quali indicatori? E perché solo il 66%? Si misurerà e si valuterà cosa? La qualità dell’insegnamento, la capacità di rendere protagonisti gli studenti con una didattica capace di coinvolgerli? Dove la Conoscenza fa rima con Coscienza e la Coscienza crea Consapevolezza?  O piuttosto valutare  progettini ad hoc confezionati al momento? Si valuterà la quantità o la qualità? Il docente che tirerà su la tapparella o quello che “accende la scintilla” e che prepara e corregge decine di mazzi di compiti? Sono anni che desidero che il mio lavoro venga valutato e che abbia tra gli indicatori, non secondari, il giudizio degli studenti e delle loro famiglie.

Non sono mai stato un lobbista, per me il docente che non fa bene il proprio lavoro reca un doppio danno alla collettività: svilisce il lavoro dei tanti che si impegnano seriamente e non è esempio positivo per gli studenti. Per questo chiamo in causa i Dirigenti invitandoli a prendersi le loro responsabilità.

E comunque diciamola tutta, sapete questi “premi” con quali soldi verrebbero finanziati? Semplice: con i soldi risparmiati dall’abolizione degli scatti! Praticamente una partita di giro.

Anziché manfrine, vorremmo chiarezza. Anziché mance, il contratto. Più che balzana, l’idea sarebbe truffaldina. Non mi soffermo sulla equiparazione di fatto tra Scuola Pubblica e Scuola Privata in barba alla Costituzione, ma chiedo con forza il ripristino delle ore di storia dell’arte cancellate dalla Scuola dalla coppia Gelmini -Tremonti, Scuola che a tutti gli effetti stiamo subendo e che al di là delle chiacchiere, è ora che si metta in seria discussione per superarne le storture.

Per vedere l’incidenza della Buona Scuola basterà fare una semplice operazione: sottrarre dai tagli della Gelmini il denaro “fresco” che ci metterà il governo Renzi. In quel risultato ci specchieremo tutti: Studenti, Docenti, Personale ATA, Dirigenti, Strutture, Laboratori e… tutto il cucuzzaro.

Per quanto riguardo la grande innovazione dell’”Alternanza Scuola-Lavoro”, riconosco che l’idea  è percorribile, visto che viene già applicata con successo in alcuni paesi europei, Germania in primis.

Occorre però prima fare un’analisi su cosa sia diventata la Scuola Tecnica in Italia: abbandonata a se stessa, in un mare di pressappochismo e di sprechi materiali e intellettuali, senza un progetto culturale che vada oltre il tirare a campare con docenti demotivati da anni di frustrazioni e senza alcun ruolo sociale.

Le felici esperienze scolastiche con la Ducati e con la Lamborghini che vedono i giovani imparare in fabbrica per poi essere assunti, sono casi isolati, comunque ascrivibili al sistema scolastico della Germania visto che i due Marchi, oggi, sono tedeschi a tutti gli effetti.

Nulla da imparare? Per cominciare bisogna riformare gli Istituti Professionali: attualmente sono, tranne poche eccezioni come gli Istituti Alberghieri, scuole “di rifugio” dove gli studenti spesso vengono parcheggiati e difficilmente acquisiscono le competenze necessarie per essere immessi nel mondo dell’industria.

Gli stessi Istituti Tecnici dovrebbero essere ripensati in funzione del Territorio; faccio un esempio: in provincia di Varese, con Malpensa a due passi, c’erano sei o sette ITPACLE (periti aziendali e corrispondenti in lingue estere). Quanti ce ne sono adesso? Nessuno.

 In Svizzera ed in Germania gli aspiranti parrucchieri, i sarti, i meccanici ecc., vanno a fare scuola in negozio e/o in azienda, mica nelle aule dei CFP.

Chiudo dicendo che servirebbe una  riforma profonda della Scuola Italiana a cominciare dal riconsiderare i Cicli Scolastici perché così strutturati sono inadeguati ad affrontare le realtà culturali ed economiche del presente. E per farlo occorrono finanziamenti veri perché solo con soldi freschi si potrà fare un nuovo Presepe.

Mi scuso per la lunghezza.

Gianni Barba

2 pensieri su “Il Presepe non mi piace

  1. Concordo pienamente con lei, ma vorrei aggiungere che attenzione è da riservare anche ai licei che spesso sfornano ragazzi incapaci di argomentare le loro opinioni (se le hanno) perché tanta importanza viene riservata all’inglese ( che poi raramente si impara sui banchi) o all’informatica e si giudica buono un istituto se dotato di lavagna led o registro elettronico la cui compilazione occupa un quarto d’ora di lezione ( pensiamo alla prima ora: il prof accende il computer, attende la connessione, entra nel sito…etc) e non per incapacità dell’insegnante. Nessuna importanza hanno i programmi che ciascun insegnante interpreta a proprio modo, basta pensare che alcune materie ( disegno tecnico per es., spesso collegato a storia dell’arte), dipendono esclusivamente da chi le insegna, anche nello stesso istituto( es Feraris).
    Nessun dovere hanno i dirigenti nei confronti degli studenti e perciò si limitano a difendere sempre gli insegnanti, anche per anni, anche quando sono indifendibili e a vendere pacchi ben confezionati, ma vuoti agli open day o agli incontri di accoglienza all’inizio dell’anno scolastico, rigorosamente riservati ai genitori della classe prima, perché incontrare gli altri genitori e spiegare cosa si intende migliorare delle cose che non andavano l’anno precedente, risulterebbe uno sforzo immane.
    Infine un accenno alle verifiche: sempre più viene utilizzato il riciclo di quelle degli anni precedenti (basterebbe un controllo oggettivo per verificare ciò), costringendo i genitori anche se non lo vorrebbero, ad acquistare le prove dagli studenti che le hanno già sostenute( in questo modo si spende meno che mandare il figlio a lezione) oppure esiste un vero do ut des cioè l’insegnante che non ha per nulla lavorato permette di copiare, scaricare dal cellulare o preparare a casa la prova. Ma la scuola non dovrebbe educare alla legalità?
    Che dire poi di quegli insegnanti che programmano qualsiasi visita medica al mattino e mai nel giorno libero? o che hanno la madre che sta male da anni e dunque il fine settimana sono regolarmente assenti?

    • …brevissima risposta a Barbara: i presidi dovrebbero vigilare di più, ma anche i GENITORI dovrebbero educare alla legalità!

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