Quasi 25mila persone straniere nelle carceri italiane. Il dato ufficiale, aggiornato al 31 agosto, ci dice quindi che il 36,5 per cento delle persone detenute nel nostro Paese arriva all’estero. Si tratta soprattutto di marocchini, romeni, tunisini, albanesi e nigeriani per citare solo le prima cinque nazionali. Convivenze non sempre facili “fuori” che “dentro” sono rese ancora più difficile dagli spazi ristretti e la vicinanza forzata ventiquattro ore su ventiquattro.
Ma la realtà è la realtà: i detenuti stranieri ci sono con i loro diritti e le loro esigenze. Fra queste, per chi è di fede musulmana, c’è la quella di pregare il venerdì e seguire il Ramadan. Per questo ogni anno il ministero dispone che, durante il mese sacro, anche negli istituti penitenziari ci sia un’attenzione particolare per i fedeli musulmani. Un’attenzione che la Casa Circondariale di Varese dedica loro già abitualmente sia come spazi per pregare che come cibi cucinati. Quest’anno in occasione del mese sacro, oltre alla possibilità di riunirsi per la preghiera e di avere i pasti al tramondo del sole, l’istituto e in particolare l’area educativa hanno deciso di organizzare anche un momento di festa finale. «Abbiamo deciso di organizzare una festa alla fine di questo percorso – racconta Maria Mongiello, la responsabile dell’area educativa -. Venerdì 11 settembre dalle 13 alle 15 i fedeli, gli operatori e il nuovo cappellano Don Marco si ritrovernanno nella sala colloqui per pranzare insieme. Un detenuto cucinerà un piatto tipico musulmano, il cous cous. Purtroppo non siamo riusciti a trovare dolci tipici e quindi abbiamo deciso di optare per un “classico” tiramisù».
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