Sicurezza alla Fiera di Varese. E il carcere?

Pubblichiamo questa lettera aperta di Sergio Preite, un operatore del privato sociale, al sindaco di Varese.

Egregio Signor Sindaco,
mi chiamo Sergio Preite, sono un operatore del privato sociale e da diverso tempo collaboro con le Case Circondariali di Varese e di Busto Arsizio.
Ho colto con interesse e soddisfazione la scelta del Comune di Varese di dare vita ad un’iniziativa che provi ad affrontare in maniera articolata e multidimensionale un tema complesso quale è quello della sicurezza. Sappiamo quanto sia cruciale oggi affrontare in maniera pragmatica un “programma di sicurezza” che non insegua le analisi sommarie dei fatti di cronaca ma sia capace di anticipare i problemi, individuare le cause ed intervenire in maniera decisa, seria e rassicurante. Come ogni capitolo del nostro vivere civile anche la sicurezza prevede a monte un lavoro di sensibilizzazione culturale capace in prima battuta di far percepire il valore positivo della Comunità Locale impegnata a non lasciare nessuno da solo di fronte ai rischi della vita. Ben venga allora una Fiera sulla Sicurezza.
In merito a questa lodevole iniziativa, mi permetta Signor Sindaco di renderla partecipe di una mia perplessità. Sono perplesso per non aver trovato all’interno del programma della Fiera uno spazio di comunicazione pubblica dedicato al carcere.
Da operatore mi rendo conto di quanta cattiva informazione ruoti intorno al “pianeta carcere”, quotidianamente registro nel pensiero comune una forte ignoranza circa la funzione della pena e i compiti del carcere. Normalmente si parla di galera solo quando i media vogliono attirare attenzione su casi eclatanti, ma l’intelligenza di cui disponiamo dovrebbe insegnarci che la vita è fatta di quotidianità, di continuità, non tutti i giorni infatti ci capita di recarci a nozze o funerali (per fortuna!). Formarsi un’idea sulla realtà detentiva basandola sull’esperienza di un Vip recluso o sul colpevole di un reato aberrante non aiuta a certo capire cos’è il carcere e soprattutto perché il carcere oggi è un Servizio essenziale per la sicurezza di tutti noi cittadini.
La superficialità con cui una buona parte dell’opinione comune affronta problemi di ordine pubblico immagina che una volta affidato il colpevole di un reato alle patrie galere, la minaccia sociale magicamente scompaia, non esista più, come se il reo fosse stato cancellato dalla Comunità di cui è parte (e nella quale tornerà ad abitare). Sappiamo che non è così.
La pena nel nostro Paese non ha solo una funzione sanzionatoria e deterrente ma , in base alla nostra Costituzione, ha anche finalità di favorire il reinserimento sociale della persona detenuta. La logica del “buttare la chiave” è illusoria e di nessuna efficacia, limitarsi agli arresti non è sufficiente per proteggere la Comunità.
La ricerca e l’esperienza ci hanno insegnato che una vera difesa sociale che non sia temporanea ma definitiva, si realizza solo impedendo che il detenuto commetta ulteriori reati. Partecipare al reinserimento sociale del detenuto non è solo un principio morale ma è anche l’unica soluzione praticabile e a ben vedere anche la meno costosa.
Signor Sindaco, penso che una Fiera sulla Sicurezza oggi più che mai debba poter raccontare ai Cittadini che se vogliamo vivere in un luogo protetto, capace di intercettare e lavorare con le parti oscure e disgraziate della nostra società abbiamo bisogno anche del Carcere e di chi in carcere lavora con passione e competenza in perenne situazione di emergenza.
In ultimo ci tengo a sottolinearle che questo mio piccolo post-it da incollare (se crede) sull’agenda delle iniziative culturali, non ignora, ma anzi ringrazia, il lavoro prezioso che i Servizi Sociali della Sua Amministrazione svolgono quotidianamente per evitare che problemi sociali si trasformino in problemi di ordine pubblico.

Con stima
Sergio Preite

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Una risposta a Sicurezza alla Fiera di Varese. E il carcere?

  1. admin scrive:

    Ehi socio,
    condivido pienamente le tue argomentazioni che appoggio, anzi, vivo. Ricordo anche una tua affermazione (che ho subito fatto mia e ho usato in vari contesti) durante un incontro pubblico in quel di Cassano M.(si parlava di ronde): che tu dormi sonni notturni più tranquilli, se, oltre alla certezza della pena, hai quella della riabilitazione e quindi del reinserimento sociale costruttivo del detenuto.
    Sono con te.
    Carla

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