«Sei per sette? Dunque, sei per sette diviso quattro, più tredici…Frenco, lo fai anche tu il sistemone?». Pina, la barista non si separa mai dalla sua calcolatrice, una Sciarp, sottomarca comprata al discount, ma perfettamente funzionante. Forse. «Quanto pago?». «Il caffè più il giornale, dunque… ottanta più un euro, uguale uno e ottanta. Che mi dai, cinque euro? Ok, due e venti di resto a te». «Se vogliamo essere pignoli, mi deve ancora un euro di resto, se vogliamo…». «Vogliamo? Ah, che sbadata, ho sbagliato a schiacciare i tasti. Sa, queste calcolatrici hanno sempre i tasti troppo piccoli, io comincio a vederci poco…». La sua è una forma di astigmatismo per eccesso, mai per difetto, però. Ma i clienti fedeli la perdonano: ci prova sempre, ma è così simpatica…
E il sistemone? Sono giorni che fa i conti, c’è il Superenalotto, jackpot da favola, che mette a dura prova la Sciarp. Tutte le mattine, scatta il tormentone che è diventato un affare di quartiere: «Una quota, vuole comprare una quota? Un euro, due euro, cinque euro». La squadra conta già 20 giocatori, si punta ad arrivare a trenta, trenta sognatori che, puntualmente, al lunedì mattina li ritrovi tutti lì, a pensare a quel 22 che non è uscito, anzi che non esce da mesi. «Ma è meglio non cambiare, facciamo sempre la stessa giocata». La Pina suggerisce la strategia, tira le fila di questo plotoncino di devoti alla cabala che, prima o poi, dicono, mostrerà loro le terga e li sommergerà di fortuna. Per ora, le terga le porge il popolo che si affida alle illusioni delle roulette di Stato: «E lo zio vince anche stavolta», sfotte un meccanico in tuta blu, che sorseggia al banco il suo cappuccio. «E lo zio chi sarebbe, il governo?» ribatte la Pina indispettita. «Il Berlusca vince sempre, comunque», è la risposta pronta.
Pasticcio fatto: con la politica di mezzo, scattano i battibecchi. Talk show in corso. Caffè e grappino alle sette e mezza, Gazzetta sul tavolo, il vecchietto del piano di sopra ha la sua massima: «Quant la merda la munta al scagn, o che la spussa o la fa dagn». Silenzio. Facce perplesse, punti di domanda stampati negli sguardi: «asssorreta, che minchia hai detto?», risponde il più colto dei teatranti. «Forsa Inter, Milanista dal menga», rilancia. E a questo punto, è tutto chiaro e i toni sbracano, ma la Pina getta acqua sul fuoco: «Gratta e vinci, fatevi un gratta e vinci e finitela lì», e distribuisce biglietti che sono pur sempre un euro in più da mettere nel cassetto, oltre agli ottanta per il caffè.
Nel frattempo, uno studentello va a pagarsi la merenda: «Un croissant». «Un cruà? E che è?!», alza lo sguardo al cielo, la Pina. «Una brioche!», riprova lui. «Ahh, così è chiaro. So’ di Foggia, io. Mica lo parlo il francese». Subito dietro, in coda, c’è il meccanico che ha fretta: «Pina ho vinto, paga qui paga qui! Dieci euro, ma vai!!!!». Commento urbi et orbi del vecchietto: «Quand v’un l’è furtunà ga pioeuv int al cuu anca quand l’è setà». Il chierichetto in tuta blu riscuote la vincita e intona il suo alleluia: «Forza Milan» e così sia.
Qualche secondo di silenzio, parlano solo i fogli della Gazzetta e del Corriere che si sfogliano ai tavoli: Kakà rinuncia a 19 milioni di euro l’anno offerti dal Manchester City. «Grande uomo, gesto fatto col cuore». Sbarcherà il lunario con i 6 milioni e rotti che prende in Italia. Il borbottìo intermilanista s’interrompe: «Oggi, ultima giocata. Da domani largo ai giovani». La clientela non capisce, la Pina spiega: «Domani vado in pensione, faccio la nonna a tempo pieno». Nessuno trova le parole, tranne il solito “politologo” che si sente in dovere di rincuorare tutti: «Eccccè la crisi, signori, c’è la crisi eppure si va ancora in pensione. Se non c’era a Berlusconi, altro che pensione!». Intanto, mentre parla, brucia il suo quindicesimo euro al videopoker.
… si potrebbe avere la traduzione delle massime in dialetto milanese?
… mi sun mia dei vos …(traduzione: sono meridionale)
«Quand la merda la munta el scagn o che la spusa o che la fa dagn»: Quando la cacca sale in alto (fa carriera o va al potere) o puzza o fa danni.
Quand v’un l’è furtunà ga pioeuv int al cuu anca quand l’è setà: quando uno è fortunato gli piove sul sedere anche quando è seduto