Povertà, obbedienza, castità. Zac, l‘ex sindacalista di Cantù, canticchia: “Te vist cusè? Un vescovo! Ah bé sì bé, dai dai cunta su”. Il cardinale predica laggiù in centro, all’ombra del duomo. Anzi, ha già prodotto un probabile best seller. In libreria e in conferenza stampa pare che gli uomini siano tutti uguali. E anche nella predica del cardinale. Davanti a chi? A Dio. E i preti sono più uguali degli altri. “Ma non di fronte a un capotreno“, pensa tra sé Khaled, muratore senegalese con il broncio davanti all’imperturbabile Concetta, la capotreno, che l’ha scovato senza biglietto. Non ha i soldi né per l’abbonamento, né per altro, Khaled, ma sui treni ci sale lo stesso perché non sa come fare per arrivare al cantiere in orario, giù dove si lavora ai grattacieli. Preferisce correre il rischio e puntare sull’inefficienza del servizio delle ferrovie, punta tutto sulla carenza di personale. Ma quando sul treno c’è uno straccio di controllore è spacciato: mai che chiedano il biglietto a un prete, lo vanno a cercare da lui, che la risposta alla sua povertà la sente ogni giorno: “Tornatene a casa, negher”.
Povertà, obbedienza, castità. E intanto Fatima torna dalla giornata passata a studiare in Cattolica e sa che dovrà passar l’esame di teologia per rimanere in media. Ieri, dopo la lezione, al gruppo di preghiera, qualcuno l’ha pure criticato, il vescovo… «Ma è fin troppo comunista, questo qui», perché secondo loro il Vangelo non va letto, va prima interpretato. Fatima è d’accordo, ma da tre settimane in crisi, non sa che fare, forse non lo dirà nemmeno in confessione: «Ho avuto un pensiero impuro», confida al cielo a mani giunte, come se il Cielo non lo sapesse già e non la vedesse con quella faccia smorta da paura dell’inferno, quando invece è soltanto un’anima in pena su una carrozza viaggiatori. Anche sta storia della castità che aiuta ad amare non l’ha mai capita, ma preferisce non aggiungere altri pensieri impuri. Certe cose non si pensano. E se si fanno, non si dicono. Ma sono cose che non la riguardano, per lei la castità non è una questione di scelta.
Povertà, obbedienza e castità. E lì sul vagone c’è Pino che costruisce ascensori, anzi pezzi di ascensori in periferia di Milano. Da quando l’azienda è in crisi non lavora più di notte e prende pure il treno. Come un colletto bianco. Eppure ha lo stomaco contratto per la rabbia: per buon senso vorrebbe produrre più pezzi, ma i capi hanno detto che non si può. Lui che aveva il record del reparto, si sente a mezzo servizio. Le consegne sono in ritardo, ma i manager preferiscono rallentare, “per far pagare un po’ lo Stato, per fare qualche porcheria in più”, pensa. Obbedisce, anche Pino.
Fa caldo sul treno delle sei, che sembra viaggiare dentro il sole, il cielo quasi non ha colore, è una nuvola di favore, ha una sua consistenza, come la cotta bianca di un prete indossata in una sauna. Anche Zac, l’ex sindacalista ha cantato nel coro di don Saverio, molti anni fa.
“E sempre allegri bisogna stare, il nostro piangere fa male al re, fa male al ricco e al cardinale, diventan tristi se noi piangiam!”