«Damiano Tommasi, l’attuale presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, è stato il primo italiano a giocare nel campionato professionistico cinese. Lo dice anche Wikipedia. Ma non è vero. Ad anticiparlo, di qualche anno tra l’altro, è stato Arnold Schwellensattl da Merano. Uno che nel gigantesco Paese asiatico ha rischiato la vita, due volte. Prima quando è finito in ospedale per una ginocchiata al fegato, poi quando i dirigenti del suo club, il Chongqing Lifan, gli hanno comunicato che non gli avrebbero più garantito l’incolumità. Volevano ingaggiare un altro straniero al suo posto. Un serbo, non Tommasi….».
Mauro Corno parla sempre volentieri dell’altro calcio, anche se è un gigante che non stonerebbe in un quintetto base di una squadra di basket: fisico da cestista per uno tra i più sensibili giornalisti di calcio italiani. No, lasciate pardere le mille tribune sportive delle tv locali e nazionali: questo cronista brianzolo non è il tipo che troverete ogni sera a sbraitare in diretta tv a proposito di calciomercato e gossip.
Mauro Corno si è invece ritagliato una spazio tutto suo, è tra gli ultimi “romantici” di uno sport che vive sempre più di vanità e aria fritta. Ha scritto un libro con dentro decine di storie di un altro calcio: e ogni storia potrebbe essere una valida trama per un romanzo. Emigranti del pallone, sconosciuti o quasi, avventurieri che sembrano di un altro pianeta, se paragonati alle primedonne del campionato italiano.
Ora vi sorprendo: come è bello il calcio quando ritorna povero ed essenziale! Ecco accontentato, dunque, chi mi credeva allergico al pallone. Quando lo sport s’intreccia con le storie di vita, anche i calciatori possono evocare poesia.
Qual è il vostro campione da romanzo?
Ah, mi raccomando, vi consiglio il libro di Mauro:
Mauro Corno
Ai confini dell’impero. Storie di emigrazione del calcio italiano
Sedizioni, 126 pagine, 11 euro