Mi chiamo Andrea Carabelli, sono nato il 21 novembre del 1996, quando l’autunno si incammina verso l’inverno: era quindi forse destino che anche io mi avvicinassi ai luoghi freddi. Nel 2008, in seguito alla morte dell’alpinista Karl Unterkircher e il conseguente interesse mediatico, è sbocciata in me la passione della montagna che mio papà mi aveva trasmesso fin da piccolo, ma che mai era venuta a galla, o meglio, non era mai arrivata in cima! Comunque sia, da quel momento ho iniziato a leggere i libri dei grandi alpinisti, a sognare di esser lì con loro, senza mai osare farlo visto che vivo in una realtà troppo lontana (o almeno credevo), in provincia di Varese. Così per qualche anno mi sono accontentato delle dure camminate fatte con mio papà in estate e delle fervide letture di magiche avventure nelle sere d’inverno. Poi, un’estate, un amico di famiglia piuttosto esperto ci ha proposto di andare a fare il Cevedale. Io nemmeno speravo di poter salire una montagna: era un tabù, un profanare qualcosa di sacro, ma non mi sono di certo tirato indietro, e da li è partita la mia “carriera alpinistica”. Ho iniziato ad arrampicare, per poter vivere la montagna a 360 gradi, e adesso, appena possibile “scappo” e mi dedico alla mia più grande passione. Ora progetto di andare a vivere a Bormio dove ho una casa e, chissà, magari anche di diventare in futuro guida alpina.
«Da quassù il mondo degli uomini altro non sembra che follia, grigiore racchiuso dentro se stesso. E pensare che lo si reputa vivo soltanto perché è caotico e rumoroso» (Walter Bonatti).
«Dalla morte in pianura, proteggici o Signore» (Jerzy Kukuczka)