«Leggenda vuole che uno scrittore americano si sia fermato ad Acciaroli per scrivere “Il vecchio e il mare”. Da oggi, Acciaroli non sarà più la città di Hemingway, ma la città di Angelo Vassallo, il sindaco che non ha avuto paura di amare fino in fondo la sua terra».
Il paese è tappezzato di manifesti che lo ricordano. Ce ne sono ovunque. Appesi ai muri, sulle porte dei negozi, nelle bacheche.
C’è attesa per i funerali che si svolgeranno venerdì mattina. La salma del sindaco verrà portata nella chiesa a fianco del porto nel pomeriggio di giovedì.
Sono passati tre giorni dal vigliacco agguato e in paese non si parla d’altro.
«Siamo tutti increduli e sgomenti». Stefano Pisani, il vicesindaco non si dà pace. Ha appena terminato una riunione con i suoi colleghi di Giunta per definire alcuni aspetti organizzativi. «Noi andiamo avanti. Non abbiamo alcun dubbio. Questo è quello che ci ha insegnato Angelo. Mi resterà per sempre negli occhi e nel cuore quella terribile immagine di domenica notte. Mi hanno chiamato alle tre e sono corso subito ad Acciaroli. Lungo la strada non capivo cosa potesse essere successo. Mi sembrava inverosimile che qualcuno avesse potuto sparare al nostro sindaco. Quando l’ho visto senza vita, ancora nella sua macchina, mi è crollato addosso tutto, ma è stato solo un attimo». Stefano è sconvolto, una faccia tirata e stanchissima. Lo cercano in continuazione e con una calma e delicatezza risponde a tutti.
«Non vi devo dire io cosa fare. Decidete voi, come vi sentite». Risponde con gentilezza all’esercente che gli chiede come comportarsi quando verrà portata in chiesa la salma del sindaco.
Chi non ha dubbi sul da farsi è Sergio, proprietario di un mini market nella via principale della zona pedonale di Acciaroli. «Per me è stato come un padre. Passava tutte le mattine per controllare che tutto andasse bene. Era gentile e aveva il modo di dirti le cose. Lui ha avuto sempre grande coraggio e senso della legalità e la trasmetteva a tutti». Sono le ventuno e Sergio sta chiudendo il negozio per andare a casa a festeggiare i suoi 35 anni con i tre figli. «Sono venticinque anni che abbiamo questa attività, e da quando è diventato sindaco Vassallo il paese è rinato. Lui ci teneva così tanto che controllava di persona, ma da qualche tempo non era più sorridente come eravamo abituati a conoscerlo. Sembrava preoccupato di qualcosa».
Il ricordo fa parte della vita di Vito, proprietario dell’edicola al porto. «Abito vicino alla mamma del sindaco, e quando lui si è sposato ha vissuto anche lui in quella zona. Siamo cresciuti insieme con i figli. Non potevamo mai pensare a una fine simile».
In giro per le vie del paese tanta gente si ferma a leggere i manifesti e a guardare le foto. Ci sono quelle appena stampate della fiaccolata di martedì sera. Erano presente oltre cinquemila persone. È arrivata gente anche da fuori e Anna è una di queste. «Vivo a Salerno, ma amo Acciaroli da quando ero bambina. Ci sono venuta in vacanza per tanti anni e questo posto è nel mio cuore. Quest’anno ho tradito il Cilento e in questi giorni ero in vacanza a Tropea. Lunedì mattina, quando ho sentito la notizia dell’assassinio del sindaco, sono partita subito. Che senso aveva restare lì? Mi sono detta che il mio posto era qui, a fianco di questa straordinaria gente e del suo sindaco».
Una testimonianza toccante perché Anna non vive ad Acciaroli. Il suo sogno è venirci a stare per sempre, perché qui si vive davvero bene. Ora un sogno sembra infrangersi, ma gli abitanti non ci stanno e sui muri, sulle case, al porto, lo hanno scritto con la chiarezza e la fierezza della gente del Cilento.
«La lezione di Angelo è l’unica cosa che non può essere sopraffatta dalla violenza vigliacca. – Ha scritto la comunità di Galdo, che insieme ad Acciaroli è una delle sei frazioni del comune di Pollica – Non si uccidono gli insegnamenti. E noi ripartiremo da qui. Dai suoi insegnamenti per rialzare la testa e regalare a lui e a tutti quelli che lo hanno alto la vittoria più bella. La vita che continua. Che aiuta ad alzare la testa, che grida la sua immortalità. Noi non moriremo mai Angelo. Perché lo dobbiamo a te, all’amico più che al sindaco, quello che siamo e quello che saremo. Quello che saranno i figli di questa terra che ti deve tutto. Siamo qui, Angelo e combatteremo al tuo fianco, dovunque tu sia».
E i suoi compagni hanno scritto: «Eccoci, maestro. Siamo tutti qui a fare quello che abbiamo imparato da te. Tenere la testa alta. Perché tutti sappiamo che non basta una vile pistola a uccidere chi ha insegnato agli altri a vivere. E noi siamo tutti qui, tutti, perché tu ci hai spiegato cos’è il coraggio, cos’è il rifiuto di qualsiasi prevaricazione, cos’è la bellezza , l’amore, la vita. E tu sei la vita che non può morire mai. Quella che fa paura ai vigliacchi quella che rimane dentro e diventa lezione, tesoro, insegnamento».
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