La quinta tappa è lunga. Oltre duecento chilometri. Faccio anche una deviazione per vedere Baratti e Populonia. Lasciato il piccolo borgo, dove sorge anche un importante insediamento etrusco, mi spingo fino a Piombino. Sono attratto dal racconto fatto da Silvia Avallone nel suo romanzo Acciaio. “Stavano al centro di uno spiazzo di erba secca, – racconta in una pagina la giovane autrice – una steppa compresa tra le vergelle e la torre nera del quarto altoforno. Alessio gettò il mozzicone a terra lo pestò subito con il piede: qualsiasi cosa avrebbe preso fuoco alle due del pomeriggio. Spense la tastiera che comandava il sistema dei pesi e contrappesi, nel carroponte altro 12 metri e largo 24. Un intero zoo: nel cielo svettavano torri merlate, gru di ogni genere e specie. Animali arrugginiti dalle teste cornute.” (…) “Non c’era il cielo, C’era una voliera. Le fiamme viola dei forni, i bracci delle gru, le tonnellate dei metalli imbragati ai becchi dei paranchi. La serie sterminata dei capannoni delle officine, dei bunker. È un’ossessione autosufficiente. Le ciminiere, quelle attive e quelle spente. Sopra la sua testa crepitavano costanti: fiamme viola, rosse, nere. Giravano i bracci delle gru, gialle, verdi, tonnellate di metallo vorticavano come uccelli, nuvole gialle di carbonio, nere dalle bocche delle ciminiere. Si chiama ciclo continuo integrale.”
La Avallone, insieme con la storia delle due protagoniste adolescenti, ha descritto la vita dei personaggi all’interno delle acciaierie Lucchini. E così nel giro di pochi minuti passo da un angolo di paradiso a un girone dell’inferno.
L’acciaieria è una città nella città. So che non potrei, ma scavalco un tratto di recinzione aperta per lavori e mi avvicino per fare delle foto. Gli altiforni fanno uscire un fumo bianco che si leva altissimo sopra tutta Piombino. Ce ne sono diversi. Dentro si muovono i treni ed è tutto nero, ovunque. Il suolo sembra una solfatara da cui escono fumi neri. L’acciaio è l’inizio di una filiera economica importante e misura la ricchezza e la forza di un paese. Certo vista da fuori così, dopo esser stato a Baratti, fa capire ancora di più quanto si debba essere grati a quei lavoratori che prestano le proprie vite a un’attività così pericolosa e dura.
Pochi chilometri ancora ed ecco Castiglione della Pescaia. Si deve agli etruschi il suo sviluppo. Arrivati via mare erano rimasti colpiti da quel lago salato così ricco di pesci e vi erano rimasti fondando Vetulonia.
In tempi recenti è stata proprio la Diaccia Botrona a rendere famoso il borgo. Quella palude che portava il “male” perché diffondeva la malaria, era anche una fonte di sopravvivenza. La gente di qui affettuosamente la chiama il “padule”, al maschile.
In seguito è arrivato il grande turismo. Le case dei vip nella splendida pineta di Roccamare. “E così, in troppo poco tempo, grazie anche allo sviluppo immobiliare, si è passati da essere con le pezze al culo, a girare con i macchinoni e i vestiti firmati”. Patrizia Guidi, direttrice della biblioteca intestata a Italo Calvino, non fa sconti ai suoi concittadini. “Amo il mio paese e ne vado fiera, ma Castiglione è cresciuta da un punto di vista economico, non culturale. Nella mia classe alle medie eravamo in 24. Io sono l’unica laureata e solo in cinque si sono diplomati. Ma chi glielo faceva fare di studiare? Vedevano la ricchezza facile da subito”.
Castiglione è stata anche la terra di Italo Calvino. Ora è lì, sepolto nel piccolo camposanto. La tomba, semplice, con una lastra di marmo bianco, è contornata di siepi di rosmarino. Aveva scritto di farla così. Non voleva sfarzo e ci teneva solo a quel profumo forte della sua terra.
Italo Calvino considerava Castiglione come una delle sue patrie e vi passava molto tempo. Da cinque anni la biblioteca comunale porta il suo nome. La direttrice Patrizia Guidi ne va orgogliosa. “Come tanti amo Calvino. Tra secoli verrà ancora ricordato perché la sua creatività non ha tempo”. Nella nuova sede, all’ingresso c’è una carrellata di foto che ritrae il grande scrittore duranti varie fasi della sua vita. In una lo si vede intento a scrivere nel suo studio della villa di Roccamare. Una struttura che rivela tutta la sua sensibilità. Figlio di botanici, amava le piante, gli alberi e non aveva voluto tagliare un pino secolare che sorgeva proprio dove andava costruita la nuova casa. Fece così girare intorno tutte le pareti, lasciando un piccolo giardino all’interno, in modo da preservare il vecchio albero.
Castiglione, insieme alla bellezza del borgo storico, alla cultura, a uno dei tratti di mare più belli d’Italia (cinque vele da Legambiente e dal Touring club), sta facendo parlare di se perché ha dedicato un lungo tratto di litorale ai cani. Per due chilometri di costa la spiaggia è tutta loro. Si rincorrono, giocano o più semplicemente se ne stanno lì tranquilli a sonnecchiare.
Una scelta che sta rendendo ancor più popolare la cittadina toscana. Arrivano turisti da ogni parte. Maggy, una splendida pastore tedesco di due anni, è la principessa del pomeriggio. In un’ora ha cambiato almeno dieci partner. “È una cucciola e vuole giocare. Testarda, deve ottenere sempre quello che vuole, e sa farsi valere. Se non le piaci non sente ragione. Puoi girarle intorno quanto vuoi, ma non ti degna di una sola attenzione. Non potremmo lasciarli liberi, perché l’ordinanza del comune chiede di tenerli al guinzaglio, ma come si fa?”. Giorgio la porta qui tutti i pomeriggi. Lei gioca e lui si rilassa, e legge.
Il turismo oggi è anche questo e gli amministratori attenti sfruttano ogni idea.
E di turismo vive Erica Pellegrini e la sua agenzia aderente al consorzio Maremma promotion. Hanno un negozio nella piazza principale del borgo, e non potevo non scoprirle perché, insieme con l’artigianato artistico, hanno un angolo dedicato a tutti i gadget della Vespa. “È iniziato tutto per la passione del turismo, – mi racconta Erica – e pian piano ci siamo allargate. Oggi siamo in dieci, tutte donne giovani. Oltre al negozio e all’agenzia di viaggio, gestiamo i servizi dell’Apt di Castiglione e dell’Argentario”.
E grazie a lei, alla sua cura verso i “foresti”, ceno sulla spiaggia in un luogo da incanto. A pochi chilometri da Punta ala.
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