“Era una mattina buia e tempestosa”. Sarà mica che Capalbio accoglie così tutti quelli che vanno a “rompere le scatole” agli intellettuali in vacanza? Queste zone erano il terrore dei giornalisti del Tirreno, il quotidiano locale della costa toscana. Il direttore quando si arrabbiava minacciava di spedirli ad Aulla, Alberese o Albinia. A parte la distanza da Livorno, doveva esser passato di qui in una giornata tempestosa.
Come Michele Serra venticinque anni fa, mi ritrovo in spiaggia con un vento che fa volar via tutto. Hanno chiuso anche la libreria dove ero diretto a curiosare, insieme alla speranza di ritrovare qualcuno dei personaggi di cui si legge sui giornali. Il mare oggi ribolle con cavalloni che si levano minacciosi. «Questo è niente, – mi racconta Valerio, uno dei quattro fondatori dell’Ultima spiaggia, lo stabilimento passato alla cronaca come luogo di incontro della sinistra vacanziera, – dovevi vedere cosa è successo nella notte tra il 6 e il 7 maggio. Il mare si stava portando via tutto. Il giornale e qualche Tg di Mediaset ci ha ricamato sopra con cinismo con i titoloni “Crolla l’Ultima spiaggia come tutta la sinistra”. Così oltre ai danni fisici, ora ci tocca pure far sapere che non siamo chiusi».
Occhetto non va più a Capalbio. Fu stato il primo insieme con Claudio Petruccioli «Non so come mai ha smesso. Simpatico, sempre sorridente, ci facevamo delle gran chiacchierate e mica solo di politica. Vengono qui perché è un posto tranquillo e possono starsene in pace. Prendono il sole e giocano. Pierluigi Vigna, il primo procuratore antimafia, si era inventato il torneo di agosto di Scopone scientifico. Da allora è un appuntamento fisso dell’estate».
Mentre Valerio va avanti con i ricordi, come in un vecchio film spunta Claudio Petruccioli. Gironzola fuori e dentro dal bar. Cerca qualcuno e rassegnato va a sedersi sulla veranda. Il vento non si placa, ma almeno è uscito di nuovo qualche raggio di sole. Con timore mi avvicino preoccupato di disturbarlo. Ricordo le parole con cui finiva il suo articolo Michele Serra venticinque anni fa. “La conversazione con Petruccioli è spumeggiante come il mare che ci assedia, ma mi torna in mente una frase che Claudio ha appena pronunciato: «Sai perché si sta bene a Capalbio? Perché non c’è nessuno che ti rompe le scatole».
Ecco appunto. Mi ritrovo proprio in quella veste e non mi aiuta. «Ma lo hai letto il suo libro? Incantevole, quel capitolo sui biliardini è un vero capolavoro«. Petruccioli inizia a raccontare di Serra con piacere. «Gli sono affezionatissimo e un po’ ho il merito di averlo fatto assumere all’Unità. A quei tempi ero condirettore e lavoravo a Milano. Michele iniziò con noi come dimmafonista. Raccoglieva le chiamate dei corrispondenti e dopo aver registrato, trascriveva l’articolo. La domenica il giornale lo facevamo tutto noi a Milano, e così ogni tanto facevamo scrivere anche i giovani, soprattutto di sport. Lui iniziò a fare dei piccoli servizi di basket e si capì subito che questo Serra scriveva benissimo. Eravamo nella seconda metà degli anni Settanta e fu assunto per seguire gli spettacoli. L’evento che lo consacrò definitivamente furono le Olimpiadi di Los Angeles dell’84. Fece dei servizi che resteranno alla storia. Io avevo già lasciato la direzione dell’Unità, ma ricordo con piacere quegli anni e questo ragazzo, che avevo scoperto essere un grande talento. Nel 1985, quando fece il suo famoso giro, era già una firma importante del giornale».
Il film non finisce qua, perché mentre si ripercorrono le tappe di quel viaggio, dal bar sbuca Gianni Rivera. Il “golden boy” vede Petruccioli e si scambiano due battute sul Milan.
«Capalbio è così, – riprende Petruccioli, – ho qui la residenza dalla fine degli anni ’70 e da metà giugno ci vengo a vivere lasciando Roma. Cosa è cambiato da allora? Beh, è caduto il muro di Berlino, non c’è più il Pci, ma queste sono banalità. Qui qualcosa è cambiato: il podere dove veniva a stare Occhetto l’ha acquistato Paolo Baratta. L’ex ministro ai lavori pubblici ci ha fatto un’azienda vinicola straordinaria. Ma tu, mi hai detto che vieni da Varese. Dai raccontami come va la Lega…»
E potremmo tirar notte, ma mi aspettano in paese.
Occorre essere dei visionari. O dei matti, come direbbe qualcun altro. Oppure, avere una passione che va oltre ogni calcolo. Così oggi Capalbio si ritrova ad avere ben due librerie. Una, un piccolo gioiello, nel cuore del borgo storico, l’altra, a pochi chilometri, tra gli ombrelloni dell’Ultima spiaggia. L’ideatore di tutto questo è Andrea Zagami, il patron di una società di comunicazione romana, che innamorato di queste parti, oltre a passarci le vacanze, ci dedica parte della propria competenza professionale.
Come tutti i visionari è contagioso. Un virus il suo, e Maura Romeo lo segue. Ha lasciato la direzione di una grande e importante libreria romana per assumere la responsabilità di queste toscane.
Il libro
Hanno seguito il viaggio
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