Per cinque chilometri, sui pali della luce del lungomare, scorrono i manifesti con le facce in bianco e nero di personaggi del cinema, della tv e dello spettacolo. Loro per mezzo secolo, per Rimini, sono stati i migliori testimonial. Federico Fellini è in testa, e a lui è dedicato l’aeroporto. Uno dei simboli, ma anche delle infrastrutture che sta cambiando la faccia del turismo negli ultimi anni. Sono milioni le persone che per la prima volta possono permettersi di prendere un aereo. Un fenomeno che compie dieci anni e che in Europa porta il nome di una compagnia irlandese, che ha scelto anche Rimini come meta.
“Se volete trovare il viale dei ciliegi, tutto quello che dovete fare è chiedere al vigile presso il crocevia”. Oggi a Rimini non è molto diverso da quello che diceva Mary Poppins per spiegare come arrivare nella sede del suo lavoro. Alice, Elena e Serena fanno cent’anni in tre. Nel novembre del 2004, dopo essersi conosciute all’università a Bologna, hanno aperto una libreria per ragazzi e l’hanno chiamata proprio con l’indirizzo di Mary Poppins, Via dei ciliegi 17.
Definirla solo libreria è davvero riduttivo. Nello spazio di via Bertola, perché va bene tutto, ma non potevano far cambiare il nome alla strada, organizzano laboratori, corsi di lettura. È un luogo di incontro per attività extrascolastiche e una delle perle che si sono inventate le tre ragazze è la gara di libri tra le classi. Una sorta di concorso centrato sulla lettura di dieci libri. Gli studenti di varie età si incontrano e sfidano sui testi letti. Una selezione che dura tutto l’inverno e culmina con le premiazioni fatte dagli autori stessi dei libri, all’interno del festival “Mare di libri”.
L’economia turistica qui è una macchina infernale e richiede un tale flusso di gente da far paura. Non basta certo il prestigio accumulato negli anni, e l’essere nell’immaginario collettivo di mezza Europa quando si pensa al mare e al divertimento estivo. La concorrenza fa davvero male e allora Fellini, l’aeroporto, può mitigare il calo delle presenze attraverso l’arrivo del popolo dei voli low cost. Sono numeri non determinanti, ma danno un po’ di ossigeno ad alcuni alberghi.
Nelle viette interne del lungomare resto colpito dai tanti cartelli con scritto “hotel aperto”. Alle grandi strutture si affiancano infatti tante piccole pensioni con una, due stelle, che non vengono più prese in considerazione da nessuna agenzia che promuove turismo per gruppi. Del resto come dargli torto. In tanti posti il tempo sembra essersi fermato a cinquant’anni fa. Quelle luci basse, a volte fatte solo dei neon, odori di cibo che si diffondono in approssimative reception. Lì puoi trovarci il popolo, quello vero, che ancora adesso può permettersi una settimana, massimo due di vacanze e sceglie la Romagna perché è a buon mercato e c’è tutto. Uno spaccato di popolo, a volte anche dolorante e che comunque si lamenta. «Non ne posso più. Per carità, mia mamma mi dà una mano con il bambino, ma è sempre in mezzo. C’ha sempre da ridire su tutto e non si fa mai gli affari suoi. Quest’anno è l’ultima volta che vengo con loro. Ah giuro, non mi vedono più». «Ma da quando vieni in questa pensione tu?» Le chiede la vicina di tavolo che raccoglie le confessioni di questa quarantenne un po’ stressata. «Da quando Mattia aveva un anno. Mia mamma appena passate le feste di Natale chiede sempre: “allora prenoto anche per te, così il bambino si fa un po’ di mare. Perché, se aspetta te e quel mollaccione di suo padre può star fresco”. E cosa vuoi che le dica?» Il “bambino”, avrà quattordici anni, è lì di fianco che gioca con il cellulare.
Rimini è anche questo. Un turismo fatto di tante famigliole che convivono con di tutto e di più. Il regno della vacanza sa reagire e adeguarsi ai tempi. Lo fa anche con una struttura congressuale e fieristica di primo ordine. E proprio in questi giorni c’è il celebre meeting legato a Cl.
Altro che l’organizzazione liquida dei ragazzi delle “fabbriche di Nichi”. A gestire l’imponente manifestazione c’è una fondazione che lavora tutto l’anno. In sette giorni arrivano centinaia di migliaia di persone. Andrea Benzoni di Varese ha curato una delle tante mostre allestite nei padiglioni fieristici. Mi accompagna lungo tutta l’area. «Abbiamo iniziato un po’ per gioco trent’anni fa. Io ero un ragazzino. Fu il gruppo di Rimini a proporre questa collocazione. All’epoca era solo un padiglione, ma arrivarono lo stesso cinquantamila persone e così pensarono di riproporre il meeting anche l’anno dopo. Era una scommessa. Portare a Rimini, nel tempio del turismo, del mare, ma anche dell’effimero, un momento di incontro e dibattito era un progetto forte. L’idea era ed è quella di promuovere eventi di qualità. Mi sembra che ci siamo riusciti bene».
Beh, non c’è che dire. Resto colpito dall’età media molto bassa delle persone che si muovono in ogni area del meeting. Lo slogan di quest’anno è: “quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore”. Sono centinaia gli incontri, migliaia le persone che visitano ogni giorno le mostre. Sono andato a vedere lo spettacolo di Andrea Chiodi, “Marija Judina, la pianista che commosse Stalin”. Mica una cosina semplice semplice. Intenso e profondo. Il biglietto sarà pure costato solo dieci euro, ma lì dentro c’erano tremila persone. Eccolo un altro popolo.
Il libro
Hanno seguito il viaggio
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