Di una delle grandi ondate di emigrazione italiana della fine del 1800 era anche la famiglia Berni. Una marea di poveri italiani a cui in Argentina è stata data una nuova opportunità…che molti hanno accolto e hanno lavorato duro per costruire questo grande paese latinoamericano….e anche per protestare contro le condizioni disumane di lavoro a cui erano costretti gli emigranti.
In questa battaglia per la giustizia sociale spicca il pittore ANTONIO BERNI, nato a Rosario nel 1905, appunto da una famiglia di emigranti italiani, e considerato ormai una icona dell’Arte Argentina…uno dei più grandi maestri dell’Arte Latinoamericana del secolo scorso.
Come scrive Mario Sartor nel suo saggio Arte Latinoamericana Contemporanea (Ed Jaca Book, Milano 2003): “Berni rappresento’ senza paragone la punta più elevata e l’aspetto più dinamico del realismo sociale” in Argentina, sia nella sua prima fase di ispirazione surrealista e metafisica, sia nella successiva di realismo “socialista”, che nella ultima di realismo “ironico” dove …”esprime la denuncia sociale utilizzando sistemi moderni di comunicazione ed incorporando con il collage sulle sue tele, materiali di scarto, quali lattine, cartoni, residui industriali, oggetti d’uso comune e quanto la pop art e il new dada e artisti come Jasper Johns o Robert Raushenberg stavano ponendo in atto”…
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Antonio Berni dal 1925 al 1930 risiede per un breve periodo a Madrid e poi si stabilisce a Parigi dove si avvicina al Gruppo Surrealista. Conosce e frequenta Louis Aragón (che lo aiuto’ a formare la sua forte sensibilità politica), André Bretón , Max Jacob, Magritte, Tristán Tzara e Giorgio De Chirico, il quale fu il suo principale ispiratore in questa fase di ricerca.
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Nel 1930 ritorna in Argentina dove sono in corso gravissimi conflitti politici e sociali che sfociano nel primo colpo di stato che rovescia il governo costituzionale e che da inizio ad una tragica serie di governi militari.
In questa società piena di igiustizie , violenza e miseria umana il Surrealismo parigino, anche se lo formo’ con una forte carica politica, stilisticamente risulta stretto e Berni aderisce al movimento del “realismo sociale”. Ricorderà nel 1976 che “L’artista è obbligato a vivere con gli occhi aperti e in questo momento (anni 30) la dittatura, la disoccupazione, la miseria, le lotte operaie, la fame e le ‘ollas populares’ creano una realtà tremenda che rompe gli occhi”.
Fortunatamente Barni aveva un grande senso dell’umore e un forte anelo di giustizia che gli permetteva di affrontare con spirito costruttivo e battagliero non solo la crisi dell’Argentina, ma anche la notte dei regimi totalitari a livello mondiale e le guerre che si avvicinavano.
Nel 1933 arriva in Argentina il maestro muralista messicano David Alfaro Siqueiros e Antonio Berni (insieme ai pittori Juan Carlos Castagnino, Lino Spilimbergo e allo scenografo uruguaiano Enrique Lázaro) collabora al collettivo per dipingere il celeberrimo “Ejercicio Plástico”, opera totalmente innovativa sia a livello tecnico (affresco su cemento e silicati) che espressivo e concettuale (poliangolarità, muralismo cinematografico e, come affermava Siqueiros: “Arte Pubblica come “opera di utilità diretta immediata per il proletarito rivoluzionario”).
Antonio Berni elaboro’ varie pitture murali e nel 1944 (anno di inizio della Presidenza di Juan Domingo Peron) fondo’ il Taller de Arte Mural, insieme a Castagnino, Colmeiro, Spilimbergo e Urruchua .
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Negli anni ’40 in Argentina si formano anche vari gruppi d’avanguardia (“Arte concreto” , “Arte Madí” e “Arte perceptista“) che, nonostante il loro orientamento politico generalmente di sinistra, attaccarono in varie occasioni le opere e il lavoro di Berni, che continuo’ il proprio cammino espressivo, affrontando anche tematiche con i nuovi conflitti ecologici e sociali dovuti alla deforestazione del nord-est argentino.
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Negli anni ’70 viaggia e lavora negli Stati Uniti e a New York dove inizia a realizzare opere di realismo sociale con ironia, ispirate alla opulenza del consumismo, alla pubblicità oppressiva e a quel mondo dove …”si sente la ricchezza materiale e la povertà spirituale”.
In queste opere Antonio Berni utilizzò il collage, stracci, pezzi di latta, bottoni e in generale materiali di scarto, nonché fotografie e illustrazioni di riviste per comporre le figure e organizzare l’opera.
E le sue ultime opere, quasi un testamento pittorico, hanno come temi l’Apocalisse (murali per la cappella dell’ Instituto de San Luis Gonzaga en Gral. Las Heras, Provincia de Buenos Aires), il “Destino dell’uomo”, il “Cristo en el garage” , fino all’ultima sua opera , una donna nuda nella sabbia, contemplando il cielo: la Donna Natura come la creazione di Dio, ma con un aereo, creazione dell’uomo, che invade il momento di pace e armonía.
In una intervista pochi giorni prima di morire a Buenos Aires nel 1981, Berni disse:” L’arte è una risposta alla vita. Essere artista è affrontare una maniera rischiosa di vivere, è adottare una delle maggiori forme di libertà, è non fare concessioni. La pittura è una forma di amore”.
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PADRONI E SERVI DI FRONTE ALL’ ARTE, NELL’ ETERNA LOTTA TRA IL BENE E IL MALE. 2
“ Il dominante di infima qualità, quello che si impone con la violenza, col crimine, col furto, con l’inganno, mantiene invece i governati nelle peggiori condizioni possibili, perché sa che peggiore è la qualità di vita dei governati, tanto meglio è per lui. Il governato, il cittadino qualunque, che si affanna a sopravvivere nel degrado ambientale, familiare e personale in cui il cattivo padrone lo fa esistere, non riesce a trovare le energie per cacciare il cattivo padrone dalla greppia. E per questo il cattivo dominante sembra eterno, potente e non abbattibile, quando in realtà cacciarlo sarebbe facile, basterebbe che il popolo mostrasse volontà, iniziativa, organizzazione, fermezza e perseveranza, e tenesse di più i soldi che si è sudato dentro le proprie tasche, invece di farseli estorcere senza reagire.
I dominati che rimuovono dalla loro mente ciò che è sgradevole, che si rifugiano nell’inanità, nell’indolenza, nell’ironia, nel lasciar correre, nel “ma che ce frega, ma che ce ‘mporta”, sono i migliori alleati del cattivo padrone. Per loro sono stati costruiti stadi, discoteche, centri commerciali. Per mantenerli stupidi e inoffensivi servi.”
( Da “Le due Italie: un regresso spacciato per progresso” di Filippo Matteucci )
“ La logica dei politici é: se un’attività si sviluppa molto devi regolamentarla; se ancora si sviluppa è necessario tassarla.”
( Ronald Reagan )
“ La società aperta è impossibile senza la logica competitiva. Senza mercato non c’è società aperta . Il risentimento contro il mercato è il risentimento contro la civiltà. ”
( Ludwig Von Mises )
“ Ringraziando il ladro ( lo Stato) che restituisce loro una piccola parte del maltolto, i sudditi si abituano così a vedere nel tiranno una sorta di benefattore. ”
( Etienne de la Boetie )
“ La democrazia è due lupi e un agnello che votano su cosa mangiare a pranzo. La libertà un agnello bene armato che contesta il voto. ”
( Benjamin Franklin ).
“ La moda che detta regole su vestiti e accessori, sull’acconciare il proprio corpo, sul modo di parlare, perfino sulle tipologie di proprietà mobiliari e immobiliari, è solo un mezzo per svuotare le tasche alla gente comune asservendola. E’ fin troppo facile far leva sulla limitatezza e sulla scarsa identità culturale e familiare di chi ha bisogno di far parte del gregge, di essere uguale e quindi non inferiore agli altri, su chi vive dell’esteriorità, dell’ambizione di manifestare un qualche se stesso perché non ha un se stesso. Da sempre l’autolesionismo del servo gratifica e rassicura il padrone. “
( Da “Meravigliosamente naturale. Bellezza e autenticità nell’arte e nel costume” di Leonarda Venuti )
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