Kapuscinski, il reporter più grande del giornalismo moderno

Il mondo di Kapuscinski di Michele Mimmo

Kapuscinski, Polonia, 1932-2007. Ha studiato all’Università di Varsavia ed è stato corrispondente di guerra per 4 decenni in Asia, Africa e Americalatina. Dal suo libro “Il mondo di oggi”, che ho appena letto, ho estratto le frasi riportate qui sotto. Il libro è formato da una selezione di saggi, conferenze e interviste ed è diviso in tre parti:

Guardando indietro (senza ira), un “viaggio sentimentale” nel passato; Giornalismo e letteratura, sul mestiere del reporter e dello scrittore; Il mondo di oggi, una profonda riflessione sulle grandezze (poche) e le miserie (molte) del mondo contemporáneo.

A me sembra che un uomo che ha presenziato in prima persona tanti fatti drammatici lungo tutta la seconda parte del secolo scorso, merita di essere letto, e questo aldilà del consenso o non consenso che le sue affermazioni possano suscitare. Comunque, l’esperienza e le conoscenze accumulate girando a destra e a manca il pianeta per tanti anni, sono certamente una sua buona carta di presentazione. Personalmente trovo interessante molte delle cose che dice ed anche la miscela di giornalismo e letteratura o, se vogliamo, il suo “giornalismo letterario”. Kapuscinski ha pubblicato i seguenti libri: L’Imperatore, Lo Sciá, L’Impero, Eban, Lapidarium IV, La guerra del calcio, I cinici non servono per questo mestiere, Un giorno in piú di vita, Viaggio con Herodoto.

Frasi prese dal libro di Ryszard Kapuscinski del 2004 “El Mundo de hoy”.

SERGIO MICHILINI e MAURIZIO GOVERNATORI, 1983, PARTICOLARE DELLA PITTURA MURALE NELLA CHIESA ARMENA DI LIVORNO - ITALLIA

-La guerra è sempre una tragedia, una terribile sconfitta dell`umanità… Ho visto tente cose terribili che mi oppongo per principio alla guerra… Con le guerre perdono tutti. La guerra é la prova della debolezza che esiste nell´uomo e nella societá.

– Nella prima guerra mondiale ogni sette soldati caduti moriva un civile, nelle guerre di oggi, all fine del XXº secolo, per ogni soldato caduto, muoiono sete o otto civili.

-Tutto il mio sforzo è teso a dire il massimo con il minimo di parole ed immagini.

-In generale cerco di scrivere con frasi corte perchè queste creano ritmo e movimento.

-Per definire il mio mestiere, ció che più mi piace è definirlo traduttore. Ma non di una lingua a un’ altra, bensì da una cultura ad un’ altra. Nel 1912 Malinowski avvertì che quello delle culture non è un mondo gerarchizzato (un’autentica bestemmia per gli eurocentrici), che non esiste una cultura superiore e inferiore…

-Perciò chiamo “testi” i lavori che escono dalla mia penna: è un termine che definisce in modo generale il lavoro della scrittura.

-Appena posso viaggio al mio paese: sento un forte bisogno di ritornare alle origini, visto che tutto va scomparendo a marcia forzata e tra un po’ non resterà niente.

-Dapperttutto comincia a dominare la tendenza del less government, more society:
meno governo, più società.

-Ai potente di questo mondo non mancano idee su come distruggere gli Stati, però non hanno la minimia idea su cosa fare dopo.

-I mezzi di comunicazione hanno creato un’immagine del mondo che è lontanissima dalla realtà.

-La globalización, a differenza di ciò che prometteva, non elimina la divisione tra il centro e la provincia; al contrario: scava brecce sempre più profonde… La globalizzazione avrebbe fatto fronte ai problemi dell’umanità, ma non fa altro che generare disu guaglianze. I ricchi più ricchi, e i poveri sempre più poveri… Semplificando, il mito della globalizzazione si fonda sul convincimento che se tutti avessimo computer e Internet, vivremmo stupendamente.

SERGIO MICHILINI, 1983, PARTICOLARE DELLA PITTURA MURALE NELLA CHIESA ARMENA DI LIVORNO - ITALLIA

-La divisione in “centro” e “provincia” viene dall’Antichità, veniva considerata una frontiera tra la civilizzazione e la barbaria… L’opposizione “centro” contro “provincia” assume particolare importanza quando la civilizzazione del centro si scontra con altre culture. E così fu al tempo delle crociate, di Colombo, delle conquiste coloniali… gli uomini del centro si sentono portatori di una missione civilizzatrice… la civilizzazione europea, l’unica che in fin dei conti ha peccato sempre di un affanno missionario. Possiamo spiegarlo col carattere monoteista della sua religione dominante. Solamente nell’Islam troviamo aspirazioni simili. La yihad, la guerra santa, non aveva come obiettivo la conquista di nuovi territori, bensì, soprattutto, l’espansione della sua religione e della sua scala di valori. Altre civilizzazioni, come quella cinese e hindù, non hanno mai mostrato tali tendenze espansionistiche; al contrario: tendenze ad isolarsi.

-I nordamericani pensavano che una volta introdotto in un paese non occidentale la Coca-Cola, i membri della beneficiata comunità sarebbero diventati come gli statunitensi. Non succede niente di ciò: gli abitanti dei paesi islamici accettano la tecnologia occidentale, ma non per questo fanno loro i valori occidentali.

-…l’islam non è solamente fede, ma, come dicono i musulmani, “è tutto”. E principalmente è una legge che definisce minuciosamente le regole del comportamento…Per colpa dei mezzi di comunicazione occidentali, si è persino operato un cambiamento di linguaggio: si dice “islamista”, poi “fondamentalista islámico” e ora “terrorista islámico”. Il risultato è che la parola “islam” non funciona più da sola, è sempre accompagnata da qualcosa di minaccioso…

-Vivere al di sotto del livello di povertà non aumenta la presa di coscienza, la uccide.

-Nel domandargli delle sue idee politiche, un povero responde: “Non ce le ho, sono troppo povero per permettermi il lusso di avercele”.

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SERGIO MICHILINI, 1983, PARTICOLARE DELLA PITTURA MURALE NELLA CHIESA ARMENA DI LIVORNO - ITALLIA

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El mundo de Kapuscinski
por Michele Mimmo

Kapuscinski, Polonia, 1932-2007. Estudió en la Universidad de Varsovia y fue corresponsal de guerra por 4 décadas en Asia, Africa y América Latina. De su libro “El mundo de hoy”, que acabo de leer, he extraído las frases que siguen.

El libro incorpora una selección de ensayos, conferencias y entrevistas y está dividido en tres partes:

Mirando hacia atrás(sin ira), un “viaje sentimental” al pasado; Periodismo y literatura, sobre el oficio de reportero y escritor; El mundo de hoy, una profunda reflexión en torno a las grandezas (las menos) y las miserias (las más) del mundo contemporáneo.

Me parece que un hombre que ha sido testigo en primera persona de tantos acontecimientos dramáticos a lo largo de la segunda mitad del siglo pasado merece ser leído, más allá de los acuerdos o desacuerdos que sus afirmaciones puedan suscitar. Sin embargo, la experiencia y conocimientos que hizo suyos a lo largo y ancho del planeta por muchos años, por cierto son una buena carta de presentación. En lo personal, encuentro interesante muchas de las cosas que dice y también su acoplo del periodismo con la literatura o, más bien, su “periodismo literario”. La obra de Kapuscinski la conforman los libros: El Emperador, El Sha, El Imperio, Eban, Lapidarium IV, La guerra del fútbol, Los cínicos no sirven para este oficio, Un día más con vida, Viajes con Heródoto.

Frases tomadas de libro de Ryszard Kapuscinski del 2004 “El mundo de hoy”.

SERGIO MICHILINI, 1983, PARTICOLARE DELLA PITTURA MURALE NELLA CHIESA ARMENA DI LIVORNO - ITALLIA

-La guerra siempre es una tragedia, un terrible fracaso de la humanidad…He visto tantas cosas terribles que me opongo por principio a la guerra… En las guerras pierden todos. La guerra es la prueba de la debilidad que existe en el hombre y en la sociedad.

– En la primera guerra mundial por cada siete soldados caídos moría un civil, en las guerras de hoy, al final del siglo XX, por cada soldado caído, mueren siete u ocho civiles.

– Todo mi esfuerzo se centra en decir lo máximo con el mínimo de palabras y de imágenes.

– Por lo general, intento escribir con frases cortas, pues éstas crean ritmo y movimiento.

-Para definir mi oficio, el calificativo que más me gusta es de traductor. Pero no de una lengua a otra, sino de una cultura a otra. En 1912 Malinowski advirtió que el de las culturas no es un mundo jerarquizado (una autentica blasfemia a los ojos de todo euro céntrico), que no existe una cultura superior e inferior…

– Por eso llamo “textos” a los trabajos que salen de mi pluma: es un término que define de la manera más general la labor de la escritura.

-Siempre que puedo viajo a mi pueblo: siento un fuerte necesidad de volver a los orígenes, tanto más cuanto que todo va desapareciendo a marchas forzadas y dentro de poco no quedará un solo vestigio.

– En todas partes empieza a dominar la tendencia del less government, more society: menos gobierno, más sociedad.

– A los poderosos de este mundo no le faltan ideas de cómo derribar Estados, pero no tienen ninguna acerca de qué hacer con ellos a continuación.

-Los medios de comunicación han creado una imagen del mundo que dista mucho de la realidad.

-La globalización, sin embargo y en contra de lo que prometía, no elimina la división entre el centro y la provincia; todo lo contrario: cava brechas cada vez más profundas… La globalización iba a remediar los problemas de la humanidad, pero su desarrollo genera desigualdades. Los ricos más ricos, y los pobres cada vez más pobres… Simplificando, el mito de la globalización se asienta en la convicción de que si todos tenemos acceso a un ordenador y a Internet, viviremos estupendamente.

FACCIATA DELLA CHIESA ARMENA DI LIVORNO - ITALLIA

– La división en “centro” y “provincia” viene de la Antigüedad, era considerada una frontera entre la civilización y la barbarie… La oposición “centro” versus “provincia” cobra especial importancia cuando la civilización del centro choca con otras culturas. Y así fue en tiempos de las cruzadas, de Colón, de las conquistas coloniales… los hombres del centro se sienten portadores de una misión civilizadora… la civilización europea, la única al fin y al cabo que desde siempre ha adolecido de ese afán misionero. Podemos relacionarlo con el carácter monoteísta de la religión dominante. Sólo en el Islam hallamos aspiraciones parecidas. La yihad, la guerra santa, no tenía como objetivo la conquista de nuevos territorios, sino, sobre todo, la expansión de su religión y de su escala de valores. Otras civilizaciones, como la China y la Hindú, nunca han mostrado semejante tendencia a expandirse; todo lo contrario: más bien a aislarse.

-Los norteamericanos pensaban que una vez introducido en un país no occidental la Coca-Cola, los miembros de la agraciada comunidad se parecerían a los estadounidenses. No sucede nada de eso: los habitantes de países islámicos sí aceptan la tecnología occidental, pero no por eso hacen suyos los valores occidental.

-…el islam no sólo es fe, sino, como dicen los musulmanes, “lo es todo”. Y antes que nada, es ley que define minuciosamente las reglas del comportamiento… Por obra de los medios de comunicación occidentales, hasta se ha operado un cambio en la lengua: se dice “islamista”, luego “fundamentalista islámico” y ahora “terrorista islámico”. Como resultado, la palabra “islam” deja de funcionar autónomamente, siempre va acompañada de un contexto amenazador…

– Vivir por debajo del nivel de pobreza no genera sino mata la conciencia.

– Preguntado por sus ideas políticas un pobre responde: “No las tengo, soy demasiado pobre para permitirme el lujo de tenerlas”.

– Un rasgo característico de la evolución política del intelectual latinoamericano es que por lo general empieza en la Izquierda y acaba en la Derecha.

– El pueblo ruso es antinómico, la antinomia es su principal característica. Es capaz de de mostrar una gran cordialidad y también crueldad.

 


SERGIO MICHILINI, 1983, STUDIO DI PARTICOLARE PER LE PITTURE MURALI NELLA CHIESA ARMENA DI LIVORNO - ITALIA

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