Varese ha tracciato il solco più importante ma non è l’unica realtà nel mondo del basket italiano ad aver scelto di creare un consorzio per consolidare la proprietà di una squadra.
Gli esempi, in questo periodo di crisi economica, si stanno moltiplicando e in diversi casi i promotori hanno contattato “Varese nel Cuore” per capire i meccanismi utilizzati sotto il Sacro Monte per dare vita a questo modello associativo.
«Siamo molto contenti del fatto che diversi dirigenti di altre società si siano interessati a noi e al nostro consorzio – spiega Michele Lo Nero, presidente di “Varese nel cuore” – Per una realtà come la nostra è fondamentale per continuare a dare una squadra di basket di alto livello al territorio, ai tifosi, ai cittadini. Detto questo però voglio ribadire che il consorzio non è l’unico modello possibile, ma solo uno di quelli che possono essere formulati per società di questo tipo».
Tra chi si è rivolto a Varese c’è Universo Treviso che si sta occupando di dare un seguito alla lunga era-Benetton, esperienza di cui vi abbiamo già parlato. Ma anche Casale Monferrato, società finora sostenuta dal presidente Giancarlo Cerutti, ha sondato quanto accaduto sotto il Sacro Monte prima di creare il proprio consorzio che arriverà ad avere la maggioranza delle quote. Se i piemontesi (nella foto un momento dell’ultimo match contro la Cimberio) hanno appena lasciato la Serie A (ma proveranno subito a risalire), il massimo campionato riabbraccia Brindisi, altro luogo dove la formula consortile – abbinata agli sponsor – è già in atto da tempo seppur in modo diverso da quanto avviene a Varese. E qui tra i soci non manca un supervip, Al Bano, spesso presente alle partite interne.
Nell’elenco vanno comprese altre due società storiche e scudettate della pallacanestro tricolore, la Juve Caserta e la Victoria Libertas Pesaro. Nella città della Reggia si sta lavorando a “Juve Caserta Future” il cui programma è simile a quello varesino, con impegno su base triennale per gli iscritti. In riva all’Adriatico invece c’è necessità di ridimensionare dopo la semifinale centrata quest’anno: il CPB (Consorzio Pesaro Basket) dovrebbe assumere un peso sempre maggiore all’interno della compagine societaria dove fino a ora era la “terza gamba” dopo gli sponsor Scavolini e Siviglia.
Insomma, non sarà questa l’unica strada possibile (anche perché in ogni città la formula viene modellata a seconda delle esigenze), ma in assenza dei presidentissimi di un tempo sembra proprio la via più sicura.
Nel 2005 a Napoli c’era già stato un esempio molto simile, con il Progetto Vivi Basket Napoli, fermato solo in parte dal fallimento del 2008, perché comunque siamo andati avanti ed oggi a 4 anni di distanza siamo uniti con altre società nel Consorzio Basket Napoli, in un progetto giovanile che esprime molti giocatori di livello nazionale.