Storie

La redazione ha deciso di pubblicare settimanalmente una rubrica sulle storie delle persone seguite da Cooperativa Lotta contro l’emarginazione nei percorsi di protezione sociale,  perché dietro alle definizioni  e alle leggi, si trovano  le drammatiche vicende personali  di esseri umani.

Sono uomini e donne che hanno  intrapreso un percorso migratorio per tentare di migliorare le loro condizioni di vita e aiutare le loro famiglie rimaste nei paesi di origine e invece si sono trovate a subire situazioni di sfruttamento molto forte, sfruttamento che in molti casi sembrava l’unica via possibile al loro desiderio di lavoro in Italia.

Dopo la storia di Lin, proponiamo un’altra vicenda di sfruttamento lavorativo, riguardante gli episodi avvenuti a Rosarno, in Calabria nel gennaio 2010.

Storia di John

I parte

Mi chiamo John, sono nato in Ghana nel 1977. Da quando ho 17 anni sogno di venire in Italia, la terra dei cristiani. Infatti della mia famiglia sono l’unico cristiano e per questo sono anche stato torturato dai miei fratelli.

Quando ho finito la scuola a 17 anni ho iniziato a lavorare e mettere via i soldi per partire. Nel 2002 sono arrivato in Libia dove sono rimasto 3 anni per mettere da parte i 1000 euro per raggiungere l’Italia con una barca.

Sono arrivato a Lampedusa a giugno del 2005.

Sono andato da un mio amico a Napoli che mi ha ospitato a casa sua e mi ha trovato un lavoro.

Per un anno e mezzo ho lavorato in una cava di sabbia. Guadagnavo 200 € alla settimana per 12 ore di lavoro. Poi c’è stata una retata dei carabinieri e ho perso il lavoro.

Tramite passa parola ho scoperto che a Rosarno cercavano braccianti agricoli per la raccolta delle arance e olive.

Ho lavorato per diversi datori di lavoro, per quasi 2 anni, prendendo circa 400 euro al mese.

Ho chiesto spesso al mio datore di lavoro di essere regolarizzato, ma l’uomo si prendeva gioco di me dicendo che mi stava cercando un avvocato.

Per questa persona ho raccolto le olive per 13 ore al giorno lavorando dalle 7 alle 20. In tutto questo tempo dormivo con altre mille persone in una fabbrica abbandonata lontano dal paese di Rosarno…

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